domenica 28 dicembre 2008

Si sa come comincia...

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e tacqui perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché li trovavo fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti e non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Bertold Brecht. Berlino, 1932)

domenica 30 novembre 2008

Holodomor all'americana

All'epoca in cui, nell'Unione Sovietica di Stalin, imperversava l'Holodomor e la carestia mieteva migliaia di vittime, anche negli USA della Grande Depressione si moriva di fame e migliaia di contadini ridotti sul lastrico erano oggetto d'inumani soprusi e odiose forme di sfruttamento.
Questo è quanto mi risulta, a meno che i ben noti "comunisti" John Steinbeck, nello scrivere "Furore", e John Ford, nel mettere sullo schermo il predetto romanzo, non abbiano propinato a lettori e spettatori un sacco di fandonie.

martedì 18 novembre 2008

Perchè mi vergogno d'essere veneto

Perchè la maggioranza dei miei corregionali ha dato deleghe e continua pervicacemente a dare fiducia a personaggi che incarnano il trionfo delle teorie lombrosiane.

domenica 26 ottobre 2008

Che l'inse!

LUI si crogiola credendosi blindato dalla SUA (nel senso DI SUA PROPRIETA') maggioranza ma ignora la storia, la quale c'insegna che sovente i grandi rivolgimenti - nel bene e nel male - sono stati preparati da minoranze infime ma decise e che altrettanto sovente basta un frullo d'ala per innescare una valanga che tutto travolge.
A volte basta gridare "Che l'inse!"
Doveroso chiarimento: il riferimento a Balilla non significa che chi scrive sia filofascista, anzi.
P. S. Citazione di Ludovico Ariosto
Chi troppo in alto sal cade sovente
Precipitevolissimevolmente

giovedì 23 ottobre 2008

Ingiurie e affini

Un certo tipo d'ingiurie, soprattutto se lanciate non in un momento di collera ma con intento gratuitamente provocatorio, non colpiscono il destinatario ma dimostrano il livello intellettuale e culturale del mittente.

mercoledì 22 ottobre 2008

Citando Calamandrei

"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione ma la vuole violare in sostanza.
Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali.
C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, a impoverirle.
Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.
Non tutte le scuole private, le scuole del suo partito, di quel partito. E allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private, cure di denaro e di privilegi.
Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di Stato.
E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli, invece che alle scuole pubbliche, alle scuole private. A “quelle” scuole private.
Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante - non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito - manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato.
Lasciare che vadano in malora.
Impoverire i loro bilanci.
Ignorare i loro bisogni.
Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà.
Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare.
Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto: dare alle scuole private denaro pubblico."
Dal discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950

martedì 14 ottobre 2008

A proposito dell'opposizione Travaglio scrive

I suoi rappresentanti che vanno tutte le sere a infestare i programmi televisivi avrebbero potuto alzarsi e dire: "signori, noi con questa gente non vogliamo nemmeno più farci vedere nello stesso salotto televisivo, perché qualcuno potrebbe scambiarci gli uni con gli altri.

giovedì 18 settembre 2008

Un'idea sbagliata circa l'effetto-serra?

Quando sui giornali si parla d'effetto-serra appare spesso un disegnino che schematizza il fenomeno in modo non conforme alla realtà.
Provo a spiegare il disegnino ma, temendo di non essere sufficientemente chiaro, confido nel fatto che molti rammentino d'averlo visto e facciano mente locale.
Ebbene, il disegnino consiste, più o meno, nella seguente rappresentazione:
  • In basso appare il globo terrestre;
  • Tutt'attorno al globo una striscia d'un certo spessore che, circondando il globo, sta a indicare l'atmosfera;
  • Al disopra di questa, una seconda striscia - più sottile e di tonalità diversa - starebbe a indicare uno strato d'anidride carbonica che, con l'aumentare delle emissioni, s'accumulerebbe al disopra dell'atmosfera acquistando sempre maggior consistenza.
Questi i primi elementi del disegnino che riepilogo nel modo seguente: la terra è circondata dall'atmosfera la quale, a sua volta, sarebbe circondata da uno strato sempre più consistente d'anidride carbonica.
Gli ulteriori elementi intendono illustrare in che consiste il famigerato effetto-serra:
  • Una serie di freccette provenienti dallo spazio rappresentano i raggi solari:
  • Le freccette "trapassano" lo strato d'anidride carbonica, giungono sulla superficie terrestre, vi "rimbalzano", risalgono verso lo strato d'anidride carbonica, vi "rimbalzano" una seconda volta, tornano sulla superficie terrestre e così via in una sorta d'infernale ping-pong;
  • In base questo schema i raggi riflessi dallo strato d'anidride carbonica s'aggiungono ai raggi diretti e la temperatura dell'atmosfera aumenta.
Fine della descrizione.
Il fenomeno prende il nome d'"effetto-serra" perché lo strato d'anidride carbonica che si presume "galleggi" al disopra dell'atmosfera agirebbe come le vetrate d'una serra che lasciano entrare i raggi solari e ne trattengono il calore sicché le piante sensibili al freddo sopravvivano alle basse temperature.
In realtà, anche nel caso delle serre, le cose non sono così semplici: non per nulla, nelle serre, occorre installare una fonte di calore altrimenti le belle piante tropicali che vi si coltivano farebbero una misera fine.
Ma questa è un'altra storia
Ciò che in tutta questa teoria non quadra è la faccenda dello strato d'anidride carbonica galleggiante al disopra dell'atmosfera e, in proposito, mi domando: come può formarsi tale strato dato che l'anidride carbonica ha peso specifico superiore a quello dell'aria?
Caso mai, proprio per questo motivo, lo strato d'anidride carbonica dovrebbe formarsi al disotto dell'atmosfera. In proposito alcuni sapranno che nei Campi Flegrei esiste la "Grotta del Cane" dove questa realtà fisica può essere dimostrata a scapito di qualche infelice quadrupede.
Tuttavia è mia opinione che i venti impediscano la stratificazione d'anidride carbonica sia al disopra che al disotto dell'atmosfera e gradirei che qualche sostenitore dell'effetto-serra mi dicesse se e perché questa mia opinione è errata.
Sia ben chiaro: con questo non voglio sostenere che il progressivo riscaldamento dell'atmosfera negli ultimi decenni non sia una realtà e che continuare a "sversare" nell'aria milioni di tonnellate d'anidride carbonica sia un bene; anzi penso - quantunque non abbia le cognizioni per affermarlo - che aumentare la percentuale d'anidride carbonica nell'atmosfera sortisca rilevanti effetti climatici; cionondimeno, a mio avviso, la schematizzazione sopra illustrata resta falsa o errata o, quanto meno, semplicistica.


mercoledì 17 settembre 2008

Chi è razzista e chi no

Con un esempio alquanto rozzo provo a chiarire chi, a mio avviso, è razzista è chi no.
Razzista è chi considera un medico negro prima un negro poi un medico e un buzzurro bianco prima un bianco (ovviamente "superiore" al negro) poi un buzzurro.
Non razzista invece è chi sa distinguere un medico da un buzzurro a prescindere dal colore della pelle.
Il razzista darà sicuramente del tu al medico negro e probabilmente del lei (o, magari, del voi) al buzzurro bianco.
Il non razzista darà del tu o del lei a entrambi secondo la familiarità, a prescindere dal colore della pelle, e avrà, probabilmente, più riguardi per il medico che per il buzzurro.
A questo punto il razzista potrebbe accusare il non razzista d'avere la "puzza al naso" nei conffronti del buzzurro, e potrebbe anche avere ragione, tuttavia la puzza al naso non ha mai provocato grossi guai (tutt'al più suscita antipatia) mentre il razzismo di guai ne ha combinati, e tanti.

martedì 16 settembre 2008

Citazione di Paolo Borsellino

C’è un equivoco di fondo.
Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto.
No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale.
Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali.

mercoledì 27 agosto 2008

Citazione di Dubcek

La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni.
Commento personale: proprio quel che succede in Italia oggigiorno!

Che fine hanno fatto?

Che fine hanno fatto la straordinaria cultura araba, lo spirito quasi dionisiaco, la gioia di vivere descritti da Pasolini nel bel film "Il fiore delle Mille e una notte"? L'Islam di Harun Al Rashid è solo una favola o è veramente esistito?
Me lo chiedo perché, a rischio d'incorrere in una Fatwa, gli arabi d'oggigiorno mi sembrano - con le dovute eccezioni - una massa d’inetti e di sfigati, non pochi dei quali dei quali, storditi da fideismi demenziali e odiando i basilari piaceri della vita nonché il rispetto della medesima, sfogano nella violenza frustrazioni storiche e personali.

martedì 26 agosto 2008

Ricordando Lama

Ricordo bene quando la buonanima di Lama fu spernacchiato per avere accennato al “salario come variabile indipendente”.
Nessun dubbio, una corbelleria epocale; peccato che, secondo gli “economisti” liberisti, il profitto sia, lui sì, variabile indipendente... e hanno ragione.
Infatti, in base a questa logica, oggigiorno, si arriva conseguenze perverse.
Tanto per dire, parecchio tempo fa lessi sulle pagine economiche del “Corriere” che molti “top managers” di imprese private arrivano a guadagnare mille (mille!!!) volte lo stipendio medio (medio non minimo!!!) dei loro dipendenti, senza che simili prebende abbiano alcun rapporto col rendimento di chi le percepisce.
Sissignore, quei vampiri s’intrufolano (si può immaginare grazie a quali protezioni) nei gangli vitali delle loro aziende e fissano da sé i loro stipendi (stipendi si badi, non utili d’impresa!), in barba a qualsiasi norma di buona amministrazione, frodando azionisti, collaboratori, clienti, fornitori, Stato eccetera.
Un po’ come accade per la CASTA ma in misura forse più scandalosa perché l'impresa privata dovrebbe funzionare in base a rigorosi criteri d'economia aziendale, mentre i politicanti... sono politicanti.
E qualcuno sostiene apoditticamente che “privato è bello”...
La morale della favola, poi, è ancor più squallida: quando le cose vanno male i dirigenti restano e i pesci piccoli rischiano.
Ma... c’è un ma: i liberisti obiettano “E con la Cina, e con l’India, come la mettiamo? Laggiù il liberismo porta benessere”.
A parte il fatto che non è tutt’oro quel che luccica, il liberismo porta anche abnormi bolle di danaro virtuale che, per il momento, esplodono qua e là a macchia di leopardo. Prima o poi però scatterà, temo, l’effetto domino: le bolle esploderanno in sequenza e la crisi del ‘29, a paragone, sembrerà una burletta, e forse già ci siamo.
Tuttavia, assieme a effetti terribili, questo evento potrà avere un risvolto positivo: molti si accorgeranno che il liberismo non era, come pensavano, il fine ultimo, il punto d’arrivo, la SOLUZIONE FINALE (come molti altri pensavano del nazismo e del comunismo), ma solo uno dei tanti fenomeni della Storia, prima apportatori di promesse fasulle e poi di catastrofi sconvolgenti, quella Storia di cui, col trionfo del mercato, qualche trombone di successo pensò esser giunta la fine.

Mah?

Penso, donchisciottescamente, che tutti abbiamo il diritto e il dovere di dare il nostro piccolo o grande contributo a migliorare la scocietà; ma, sanciopanzamente (Cielo, che obbrobrio!), sostengo pure che, se non riusciamo a spostare manco d’una virgola la realtà che ci circonda, non dobbiamo farne una tragedia, basta essere consapevoli d'aver fatto del nostro meglio nel non accettare supinamente la realtà, questa realtà abbruttita dalla corruzione, dalla crapula, dall’arroganza, dalla volgarità, dalla banalità camuffata da vanità, dalla violenza camuffata da grinta, dalla tecnologia camuffata da civiltà.

Pena di morte? No grazie, però...

Premetto di essere contro la pena capitale e anche del carcere a vita; a mio avviso trent’anni di galera bastano e avanzano, ad alcune condizioni:
• Per i delitti più gravi (penso a quelli connessi alla pedofilia, al genocidio e ai motivi futili e abbietti) va previsto l’uso di “speciali” strutture penali (battutaccia esplicativa: Il Ministro Guardasigilli non potrebbe farsi affittare da Putin - noto esperto in materia - gli stabilimenti della Kolyma?)
Se galera ha da essere, galera sia, cioè niente sconti; tutt'al più, ove ne ricorrano le condizioni, la revisione del processo (anche se, con la farraginosa legislazione nazionale, tutti ne usufruirebbero). Dopo aver scontato non meno di metà della pena, e sempre ove ne ricorrano le condizioni, il detenuto può passare a un carcere “normale”.
• Certe forme di esagerato garantismo, sempre per i delitti più odiosi, devono essere almeno temporaneamente sospese (senza retroattività, s'intende).
• Il recupero del carcerato va perseguito solo se il carcerato lo merita, altrimenti (mi si passi il termine) si fotta!
• Nelle summenzionate strutture "speciali" il vitto dev'essere somministrato in base al minimo vitale calorico, senza integrazioni di sorta, neppure a pagamento.
• Il detenuto deve lavorare per pagare il proprio (magro) sostentamento.
• La legge dovrebbe essere uguale per tutti. (Notare il condizionale!!!)
Ciò premesso comprendo quanti, di fronte a delitti particolarmente odiosi, si lascino sedurre dal desiderio di vendetta e, qualora fossi in America e fossi certo che il condannato a morte lo è stato “al di là d'ogni ragionevole dubbio”, difficilmente scenderei in piazza per difendere il suo diritto a sopravvivere (non a vivere), che pure personalmente riconosco: per certe canaglie non vale la pena di rischiare una spazzolata da parte degli sbirri antisommossa.

domenica 24 agosto 2008

M**** griffata

La merce "contraffatta" venduta a poche decine di euro per spiagge e piazze dai vu' cumpra' spessissimo è la medesima - prodotta a Secondigliano o in Cina - che le varie "griffes" vendono nelle boutiques a centinaia o migliaia di euro.
Perché, gente, a grandi linee il giochetto è questo:
1 - Il signor Rossi crea una sua "griffe" e la strombazza ai quattro venti investendo nell'operazione notevoli cifre (sulla cui provenienza, a mio avviso, la GDF dovrebbe indagare);
2 - Poi il signor Rossi commette al signor Pappacena di Secondigliano o al molto onorevole signor Dam-Kemang-Ankiò in Cina la fabbricazione di prodotti di m**** pagando costi infimi ma, siccome tali prodotti recano il suo strombazzato marchio, riesce a smerciarli nelle boutiques a prezzi da latrocinio;
3 - E come mai riesce a smerciarli? Perché migliaia di fessi, rinco******** da una propaganda insistente agevolata da un passaparola circolante tra altre migliaia di fessi non meno rinco********, decidono che un'esistenza non è degna d'essere vissuta se non si possiede m**** griffata Rossi;
4 - A questo punto Pappacena (oppure Dam-Kemang-Ankiò) pensa "Guarda 'sti fessi: comprano a prezzi da latrocinio la m**** che fabbrico solo perché il mio committente ha fatto la furbata di strombazzare il suo marchio. Ben pensata, ma io mica porto scritto giocondo!"
5 - Quindi Pappacena (oppure Dam-Kemang-Ankiò) fabbrica di straforo altre migliaia di pezzi di m**** griffati Rossi e, sfruttando insondabili canali distributivi, li mette in vendita su spiagge e piazze a un prezzo adeguato all'effettivo, infimo, costo di produzione, un prezzo comunque remunerativo ed esentasse.
6 - In questo modo anche i fessi pezzenti che sbavano per la m**** griffata - ma non potrebbero mai permettersi di comperarla in boutique - riescono a ostentare la stessa m**** acquistata a un prezzo basso ma equo, ovviamente sorvolando su come se la sono procurata .
Morale: la m**** che i fessi pezzenti comprano dai vu' cumpra' è la stessa che i fessi abbienti comprano nelle boutiques, solo che costa assai meno, quindi i fessi pezzenti - senza saperlo - sono un po' meno fessi; motivo per cui, gente, se proprio non ce la fate a resitere, comprate dai vu' cumprà': la m**** è sempre la medesima ma, così facendo, risparmiate, fate un'opera di bene e lo mettete nel c*** ai vari signori Rossi che speculano sulla vostra stupidità e ai comercianti che protestano contro i vu' cumpra' (E te pareva! La maggioranza dei commercianti sa solo protestare ed evadere le tasse).
Fine della lezione.

Lo dice anche Saramago

Secondo alcuni inossidabili liberisti non vi sono più ingiustizie da ripianare o ricchezze da distribuire.
D'accordo, le utopie veterosocialiste di chi avrebbe voluto dare “tutto a tutti dalla culla alla bara”, si sono dimostrate inattuabili o deleterie.
Purtroppo però il pensiero dominante oggigiorno nel nostro paese sembra essere: “siccome non si può dare tutto a tutti, diamo tutto a pochi (i soliti)”, pensiero le cui conseguenze giudico a dir poco rovinose.
Per questo auspico che sull'orizzonte politico appaiano dei veri riformisti (ammesso che ciò sia possibile, visto che tutti blaterano di riforme ma, o non le fanno, o - se le fanno - "pèzo él tacòn del buso" come diciamo dalle nostre parti).
In altri termini, come Saramago penso che “La democrazia come la conosciamo è un sistema vigilato: il potere reale sono le banche e le grandi imprese. I governi, anche quelli di sinistra, sono soltanto i commissari politici del potere reale.” (Dal “Corriere della Sera” del 060504, pag. 37).
Ritengo quindi giusto che un contropotere sensatamente ma autenticamente riformista possa e debba correggere questo stato di cose.
Precisazione: non affermo “lo dice Saramago, epperò è Vangelo”, affermo solo che Saramago, con stringatezza e semplicità superiori alle mie, sostiene tesi da me condivise.

Liberali d'antan

Sempre più politicanti (tranne alcuni patetici veterocomunisti) non perdono occasione per dichiararsi liberali, sicché, a dichiararsi liberale, si rischia di suscitare l’immancabile commento “e vabbé, capirai la novità”.
Per questo, quando ripenso ai "pochi ma buoni" liberali d'un tempo - come i vari Malagodi, Bozzi, Merzagora, Martino (padre), La Malfa (padre), eccetera - non posso non ricordarli con un'ammirazione profonda ancorché temperata dal mio ritenere portatrice di guai la troppa e troppo diffusa ammirazione verso un politico, che in fondo è sempre un uomo come me, anche lui con i suoi difetti.
Oggigiorno il posto dei summenzionati galantuomini è stato in larga parte usurpato da sedicenti “liberali” i quali considerano “comunista” chiunque non sviolini il loro beneamato "Capataz".
Mi consolo pensando che in fondo è democrazia anche questa: è democrazia che tutti possano esprimere la propria opinione, ivi compresi faziosi e mentecatti, ribaldi e sicofanti.

mercoledì 20 agosto 2008

Quale lingua veneta?

Da tempo, nella bella regione in cui vivo, fioccano proposte d'introdurre l'insegnamento della "lingua" veneta nelle scuole.
Non essendo il caso di dilungarsi sul ben noto fatto che le scuole (venete e non) avrebbero bisogno d'innovazioni più utili e sensate, la domanda che mi pongo in merito è: di quale "lingua" veneta stiamo parlando?
Infatti qualunque piazzista, qualunque autotrasportatore, qualunque ferroviere operante nella regione può testimoniare che la "lingua" di Cerea è diversa da quella di Forno di Zoldo, che quella di Giazza è diversa da quella di San Michele al Tagliamento, che quella di Foza è diversa da quella di Scardovari, e via dicendo.
Mi permetto altresì di rammentare che, su un'area meno estesa di Los Angeles, insistono il capoluogo della regione e quattro capoluoghi di provincia (Padova, Treviso, Vicenza e Rovigo), in cui si parlano "lingue" venete diverse per cadenza, lessico, grammatica, sintassi.
Allora come la mettiamo?
A questo punto azzardo io una proposta.
Prima d'introdurre nelle scuole lo studio della "lingua" veneta, si potrebbe ordinare ai futuri titolari della relativa cattedra (per inciso: chi dovrebbero essere questi docenti e in base a quali titoli verrebbero selezionati?) a "sciacquare i panni in Brenta" - anche se inquinato da Cr esavalente - visto che il Piave è visto di malocchio, in quanto fiume sacro alla patria centralista .
Scherzi a parte, la mia opinione è che le proposte di cui trattasi siano frutto di superficialità e/o d'ignoranza, termine da intendere non in senso ingiurioso ma nel senso letterale di "non adeguata conoscenza".

martedì 19 agosto 2008

Citazione di Asor Rosa

...Berlusconi invece non è che il prodotto finale e consequenziale di una lunga decadenza, quella del sistema liberaldemocratico, cui nessuno per trent'anni ha saputo offrire uno sbocco politico-istituzionale in positivo: è il figlio naturale del craxismo; è il figlio naturale dell'affarismo democristiano ultima stagione (ben altri titoli d'onore si possono inscrivere nel blasone storico della Dc); è il figlio naturale dell'incapacità dimostrata nella politica in questo paese di rappresentare gli «interessi generali» e non quelli, inevitabilmente affaristici, anche quando non personalmente lucrativi, di piccoli gruppi autoreferenziali, che pensano solo a se stessi.
Berlusconi, dunque, prima che essere fattore di corruzione, nasce da una lunga, insistita, fortunata pratica della corruzione: rappresenta fedelmente la decadenza crescente del pianeta Italia; per forza di cose non sa che governare attraverso la corruzione: la diffonde spontaneamente intorno a sé; crea un vergognoso sistema giuridico per difendersi quando sia stato colto in passato con le mani nel sacco e per continuare a farlo impunemente; modella l'Italia secondo il suo sistema di valori e, man mano che l'Italia degrada, ne viene alimentato.
Precisazione: il grassetto ce l'ho messo io.

martedì 15 luglio 2008

Citazione di Brecht (con commento)

Cito il seguente epigramma di Brecht:
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente.
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto: ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto: può pensare.
Il guaio - aggiungo io - è che l'uomo ha un difetto ancora più grande: può anche non pensare e troppo spesso abusa di questa sua facoltà.

domenica 13 luglio 2008

Neomaccartisti

Certe "deiezioni" cerebrali di stampo neomaccartista incoraggiano chiaramente la feccia neonazifascista, al punto di farmi ritenere che neomaccartisti e neonazifascisti siano le due facce d'un unica medaglia: i primi si dichiarano democratici (a senso unico, però), i secondi almeno hanno l'onestà di dichiarare che a loro della democrazia non può fregargliene di meno.
In altri termini si tratta d'un unico branco, un branco già formatosi in tempi oscuri ma che torna ad essere particolarmente pericoloso non solo per l'Italia ma anche a livello europeo, come i fatti dimostrano.
Il comunismo è morto, sepolto e putrefatto - anche se qualche patetico personaggio sembra non essersene ancora reso conto - per cui i "comunisti" contro cui tale branco s'accanisce sono coloro che non la pensano allo stesso modo (ammesso e non concesso che i "diversamente evoluti" siano in grado di pensare qualcosa).

sabato 12 luglio 2008

Ludere necesse est, vivere non est necesse

Il cosiddetto "divertimento coattivo" (non importa come ci si diverte, né dove, né con chi pur d'entrare nel gioco) è da tempo diventato una sorta d'imperativo categorico per troppi giovani; una sorta di Moloch cui dedicare il tempo, le aspettative, lo stile di vita, trascurando tutti gli altri aspetti per cui la vita merita d'essere vissuta, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Cinicamente si potrebbe affermare che la cosa non sarebbe poi tanto grave se vittime di questo "darwinismo ludico" fossero solo quelli che vi si buttano corpo e anima: il guaio è che a rimetterci sono anche molti non interessati a giocarsi l'esistenza per un istante di sballo.

mercoledì 9 luglio 2008

In memoria di Rigoni Stern

Alcuni giorni fa moriva Mario Rigoni Stern, cittadino stimato ed esemplare, scrittore di chiara fama, personaggio alieno da esibizionismi e SOLDATO che, dopo aver patito sulla sue pelle l'esperienza della guerra, seppe illustrarla senza faziosità né livore ma con profonda umanità.
A mio modesto avviso il Ministero della Difesa, nella triste circostanza, avrebbe dovuto riservare maggior attenzione al soldato Rigoni Stern ma, evidentemente, a chi coltiva certe idee (anche se proclama d'averle ripudiate) non interessa chi ha combattuto con onore pur non condividendo il regime per cui combatteva.
Ebbene, allora mi permetto di sottoporre a chi di dovere queste parole di Carlo Delcroix, eroe e grande invalido della guerra 15-18 nonché figura eminente d'una Destra con cui certi politici d'oggigiorno nulla hanno a che fare:
Tutti avevano la faccia del Cristo
nella livida aureola dell'elmetto.
Tutti portavano la croce del supplizio
nella croce della baionetta
e nelle tasche il pane dell'ultima cena
e nella gola il pianto dell'ultimo addio.
Tutti, anche quelli che riuscirono a "torna' a baita" come Mario Rigoni Stern.

giovedì 19 giugno 2008

Cesare Lombroso non aveva tutti i torti

Osservando i ceffi di certi politicanti - soprattutto dell'attuale maggioranza ma anche dell'attuale opposizione - mi viene naturale di pensare che Cesare Lombroso non avesse tutti i torti.
Purtroppo le caratteristiche fisionomiche, antropologiche, psicosomatiche di certi soggetti non possono costituire argomento valido in sede giudiziaria ma, siccome io non sono un magistrato bensì un uomo qualunque, il mio giudizio - ovviamente negativo - lo formulo in piena tranquillità di coscienza tanto, anche se sbagliassi, nessuna conseguenza ne verrebbe agli interessati.
Peraltro, pur rammentando che sta scritto "non giudicare se non vuoi essere giudicato", di fronte a simili ceffi non riesco a non formulare nel mio intimo un tale giudizio; il massimo che posso impegnarmi a fare è astenermi dall'esternarlo.
Tutt'al più, se qualcuno mi chiedesse la mia opinione sui predetti ceffi, mi limiterei a replicare "Ma l'hai guardato bene in faccia?".

mercoledì 11 giugno 2008

Niente di nuovo sotto il sole

Nel nostro paese il carattere principale d'una certa destra è la sua del tutto particolare brutalità: una brutalità grottesca ma contagiosa e financo pericolosa, anche se (almeno per ora) solo potenzialmente; essa non nasce da insondabili tare come quelle che affliggevano una borghesia decadente e alienata, eppure moderna, tipica della Germania prenazista, bensì dalla più egocentrica cialtroneria, dalla totale incapacità di pensare e agire secondo ragione, dal pressapochismo etico, dall'assenza di civismo, dalla sottocultura pavida, bigotta, passatista e populista tipica dei paesi depressi e in declino.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque: il nazismo fu una tragedia, il fascismo fu una farsa e, quantunque sotto nuove vesti, tale rimane.

Una dolorosa necessità

Chi ama la propria patria sa benissimo che, per salvarla, può trovarsi nella dolorosa necessità di doverla tradire.

Rileggendo Guareschi

"L'azione più misera in una polemica è quella d'aggrapparsi agli errori di grammatica e di sintassi dell'avversario. Quelli che contano, nella polemica, sono gli argomenti".
Questo rimprovero viene rivolto dal Cristo a don Camillo in "Mondo Piccolo" di Giovanni Guareschi, pag. 12 - Rizzoli/Milano, 1952.
Questa citazione di Guareschi (notoriamente non tacciabile di sinistrismo) è dedicata a tutti coloro che deridono un ex ministro per l'uso "disinvolto" dei congiuntivi, o che avanzano dubbia sulla serietà dei suoi studi, o che segnalano come un leader e un ex leader di partito non siano laureati.

sabato 7 giugno 2008

Oggi è scomparso Dino Risi...

... e, nella triste circostanza, mi limito a osservare che personaggi come quello magistralmente rappresentato da Vittorio Gassman ne "Il Sorpasso" hanno vinto.
Addio, Dino; hai tentato di avvertirci ma un popolo dove gli "astuti cretini", i "diversamente onesti" e le "pecore anarchiche" costituiscono specie dominanti non ha le doti etno/antropologiche per assimilare certi messaggi.
Grazie comunque!

lunedì 2 giugno 2008

Citazione di Giuseppe Grazzini

Viviamo in un mondo dove la cattiveria è l’unica forma rimastaci di libertà.

mercoledì 28 maggio 2008

Così scrisse Togliatti nel 1936

Noi abbiamo ragione di inorgoglirci della nostra patria.
Questa Italia bella, queste ricchezze sono il frutto dei lavoro dei nostri operai, dei nostri braccianti, dei nostri contadini, dei nostri ingegneri, dei nostri tecnici, del genio della nostra gente.
Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori; camicie nere ed ex combattenti e volontari d'Africa, vi chiediamo di lottare uniti per la realizzazione di questo programma (...)
Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi, fascisti della vecchia guardia e giovani fascísti, per la realizzazione del programma fascista del 1919 e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale dei lavoratori e del popolo italiano. Diamoci la mano, fascisti e comunisti, cattolici e socialisti, uomini di tutte le opinioni.
Diamoci la mano e marciamo fianco a fianco per strappare il diritto di essere dei cittadini di un Paese civile qual'è il nostro. Soffriamo le stesse pene, abbiamo la stessa ambizione: quella di fare l'Italia forte, libera e felice.

domenica 25 maggio 2008

A proposito di vetture ibride

Premetto che questa, più che un’invenzione vera e propria, vuole essere una riflessione riguardante dispositivi già esistenti e sperimentati, senza successo, su autovetture.
Seguo tuttora con un certo interesse il mercato dell’auto e mi capita spesso di pensare che l’attuale offerta (al di là d’una certa "esagerazione" in fatto di meccanica e d’ingombri e d’un eccesso di gadgets elettronici) non presenti innovazioni tecniche di rilievo, se si eccettuano le cosiddette “vetture ibride”, tuttavia, anche in questa innovazione, ravviso incongruenze che potrebbero pregiudicare il successo d’una proposta che, ribadisco, ritengo assai interessante.
In primo luogo la vettura ibrida è, per l’appunto... ibrida, funziona cioè grazie alla sinergia tra un motore a combustione interna e uno o più motori elettrici alimentati da accumulatori ricaricati dal primo e con esso “collaboranti”.
Orbene, la gestione di questo sistema è affidata, oltreché a complessi sistemi di trasmissione, a un’elettronica assai sofisticata con tutte le conseguenze del caso; non per nulla circolano numerose “leggende (?) metropolitane” circa le amarezze cagionate all’utente dall’eccesso di elettronica applicata all’autotrazione per cui non pochi utenti gradirebbero un ritorno a una maggiore “semplicità”.
La mia riflessione a riguardo è la seguente: almeno per vetture economiche la trazione andrebbe affidata esclusivamente al motore elettrico e il motore a combustione interna andrebbe usato esclusivamente per la ricarica degli accumulatori, regolandolo su un numero di giri costante e tale da garantire rendimento ottimale, basso consumo ed emissioni minime. Un siffatto sistema non richiede né hardware né software, né sistemi di trasmissione troppo sofisticati.
In secondo luogo sottolineo l’uso del termine “a combustione interna”, anziché del termine “a scoppio”. Tale uso non è casuale, infatti mi chiedo: possibile che, tra tante “meraviglie” tecnologiche, alla fin fine tutto debba dipendere da un marchingegno ideato un secolo e mezzo fa? Un marchingegno meccanicamente complesso in quanto deputato a trasformare un moto rettilineo in moto rotatorio (fatto che, già di per sé, comporta notevoli attriti)? Un marchingegno che, per funzionare, necessita di complessi sistemi di lubrificazione, di raffreddamento, d’alimentazione, di distribuzione, d’iniezione, di filtraggio, di silenziamento, di tenuta e via dicendo? Un marchingegno intrinsecamente rumoroso (mi perdonino i fans del “ruggito” di certe vetture) e fonte di vibrazioni solo parzialmente eliminabili? Un marchingegno per il quale, anche da un punto di vista “semantico”, viene usata una terminologia che fa pensare a un qualcosa che si autodistrugge? Il termine “scoppio” infatti è spesso sinonimo di “distruzione” e, in fondo, comunque la si metta, un motore a scoppio tende un po’ ad autodistruggersi a ogni combustione: è proprio della sua struttura e del suo funzionamento.
Sulla base di quanto esposto ecco dunque la mia seconda riflessione: un motore rotativo non presenta molti dei problemi tipici del motore alternativo. Un motore elettrico, per esempio, ha l’unico punto meccanicamente critico nei cuscinetti però, per evitare guai, è sufficiente curarne la lubrificazione (molto più elementare che in un motore a scoppio) e, comunque, la sostituzione è semplice.
Tuttavia la trazione elettrica non consente sufficiente autonomia, da qui la necessità d’un motore a combustione interna per la ricarica degli accumulatori.
E questo è il punto cui volevo arrivare: per la ricarica non si potrebbe utilizzare una turbina a gas?
Tale dispositivo, in passato, fu sperimentato come motrice per autoveicoli e rammento che la FIAT, nei primi anni 50, realizzò una vettura sperimentale a turbina. La cosa non ebbe seguito, in quanto la turbina a gas è caratterizzata da un comportamento ancor meno “elastico” del motore alternativo, tanto da renderla poco compatibile con le esigenze dell’autotrazione.
Ma, ecco il nocciolo della questione, il motore elettrico possiede quell’”elasticità” di cui, appunto, è carente il turbogas, il cui impiego dovrebbe limitarsi alla ricarica degli accumulatori, sempre, s’intende, regolandolo su un numero di giri costante e tale da garantire rendimento ottimale ed emissioni minime.
Con queste condizioni di funzionamento sarebbe possibile realizzare un’unità relativamente semplice, compatta, poco rumorosa, di facile gestione e manutenzione e in grado, con opportuni accorgimenti, d’usare un’ampia gamma di combustibili.
Ignoro quali problemi tale tipo di unità porrebbe sul piano produttivo ma un turbogas, strutturalmente, non è molto diverso da un turbocompressore, dispositivo che ormai ha raggiunto alti livelli di affidabilità; del resto, solo un quarto di secolo fa, pochi avrebbero immaginato che tale dispositivo sarebbe stato applicato anche alle utilitarie e a prezzi più che abbordabili, per cui mi chiedo se la tecnologia che ha consentito di diffondere il turbocompressore non potrebbe, con gli opportuni adattamenti, adattarsi anche al turbogas.
Rimarrebbe un problema: la turbina d’un turbogas deve sopportare temperature superiori a quelle presenti in un turbocompressore, da qui l’uso di materiali più resistenti al calore e quindi più costosi; credo tuttavia che un’ampia diffusione del dispositivo consentirebbe di abbattere i costi.

venerdì 23 maggio 2008

Luigi XVI, un grande uomo di stato

Luigi XVI di Francia (il "Re Sole") non fu certamente uno stinco di santo, ma nessuno può negare la sua grandezza come uomo di stato.
Ebbene, proprio perché grande statista, Luigi XIV mai si sognò di elevare al rango di ministro una delle sue (numerosissime) favorite e, come grande statista, passò alla storia.
Morale della favola: chi aspira a passare alla storia dovrebbe evitare, tra le altre cose, di nominare ministri le sue favorite (chiamiamole così...)

giovedì 22 maggio 2008

Franzoni condannata

Dal Televideo di Mediaset del 6 marzo 2003, pag. 118:
Titolo - LA VERITA' E' VICINA
Sottotitolo - Taormina: "Abbiamo nuovi elementi"
A quanto pare l'illustre avvocato Taormina, pronunciando queste lapidarie parole, confidava - a ragione - nella labile memoria degli italiani.

Sindaci sceriffi?

Chiamare "sceriffi" certi sindaci mi pare un controsenso.
Infatti, secondo la classica iconografia western, lo sceriffo era colui che - pronto a morire con il Winchester in pugno pur di far rispettare la legge e l'ordine - affrontava l'orda decisa a linciare il malcapitato di turno.
Mi sia invece consentito di ritenere che, ove se ne presentasse l'opportunità, quei certi "sindaci seceriffi" cui alludo si metterebbero alla testa dell'orda gettando il Winchester e afferrando il cappio.

mercoledì 21 maggio 2008

Vincitori e vinti

"Vincitori e vinti" è un vigoroso film di Stanley Kramer uscito nel 1961, la cui visione è raccomandabile a tutti.
Notizie in materia sono reperibili su Mymovies.it, comunque il film è riproposto con una certa frequenza, peccato che - essendo in b/n - la programmazione a ore decenti sia da escludere.
La pellicola tratta il tema d'un processo immaginario celebrato a Norimberga contro imputati meno "eccellenti" rispetto al processo - per così dire - storico celebrato contro altissimi gerarchi nazisti.
Presidente del tribunale è il giudice americano Dan Haywood (interpretato da Spencer Tracy), mentre uno degli imputati è il giudice tedesco Ernst Janning (interpretato da Burt Lancaster) accusato d'avere emesso sentenze a dir poco "addomesticate".
Janning viene condannato e, a processo concluso, chiede e ottiene un colloquio con Haywood.
Ritengo utile riportare il testo di tale colloquio che si svolge nella cella di Janning.
Haywood - Lei voleva parlarmi?
Janning - C'è qualcosa che vorrei darle: un diario dei miei processi. Vorrei darlo a qualcuno di cui possa fidarmi e che ho imparato a conoscere durante il processo.
H. - Grazie, ne avrò la massima cura.
J. - So quali pressioni sono state fatte su di lei. Lei sarà criticato a non finire, la sua sentenza sarà impopolare ma, se questo può interessarle, lei ha il rispetto di almeno uno degli uomini che ha condannato. In nome di ciò che v'è di giusto al mondo, il suo verdetto è stato giusto.
H. - Grazie. Ciò che lei ha detto in tribunale doveva esser detto.
J. - Giudice Haywood, il motivo per cui le ho chiesto di venire... Tutta quella gente... Milioni di persone... Io non pensavo che si giungesse a tanto. Lei deve credermi, lei deve credermi!
H. - Lei doveva capirlo la prima volta in cui condannò a morte un uomo pur sapendolo innocente.
Mi sia consentito rammentare questo colloquio perché ne ritengo attuale il significato, particolarmente in un periodo storico e in una nazione in cui, da parte di numerosi politicanti, si tenta continuamente di mettere in discussione non solo i giudici in quanto persone (e pertanto fallibili) ma la stessa autonomia del potere giudiziario.
Alcuni dei summenzionati politicanti, addirittura, negano autorità al potere giudiziario adducendo la bizzarra tesi che, non essendo eletti dal popolo, i giudici non sono rappresentativi.
Bella cultura giuridica, nulla da dire, in un paese "culla del diritto"!
A mio avviso dovrebbe essere messa in discussione proprio la rappresentatività di chi - anche se eletto dal popolo - dice simili idiozie.
Infatti non è difficile prevedere quanto devastanti sarebbero le conseguenze se dovesse prevalere la tesi che vorrebbe il potere giudiziario subalterno rispetto a quello politico.
Concludo con un'osservazione più terra-terra: i giudici sono pagati con i soldi di tutti i cittadini e la maggioranza dei cittadini vuole la legge uguale per tutti: di conseguenza, se non vado errato, il signor Guardasigilli dovrebbe limitarsi al ruolo di "notaro" e di tramite imparziale tra potere politico e potere giudiziario.

domenica 18 maggio 2008

Un paradosso

Un paradosso.
Quelli di sinistra gli votano contro perchè hanno capito benissimo di che soggetto si tratta.
Quelli di destra gli votano a favore perché hanno capito benissimo di che soggetto si tratta.
Peraltro, contando anche i voti di chi non ha ottenuto una rappresentanza parlamentare (voti che ci sono anche se ufficialmente si finge d'ignorarli), la realtà è sostanzialmente immutata: l'Italia rimane un paese spaccato a metà tra chi è "pro" e chi è "contro" e penso che gli effetti di tale realtà non tarderanno a manifestarsi secondo un canovaccio già visto.
Nel frattempo LUI sotto sotto tenta di realizzare il suo ennesimo sogno: essere capo del governo e dell'opposizione allo stesso tempo.
Del resto, in materia, LUI ha un'esperienza di tutto rispetto: infatti quando - in passato - ha avuto la maggioranza, più che il capo del governo, ha fatto il capo dell'opposizione all'opposizione.
Inoltre ha fatto i suoi interessi, ma questa è un'altra storia.

sabato 10 maggio 2008

Se lo trovate leggetelo!

I persuasori occulti
di Vance Packard

Nel 1957 il sociologo americano Vance Packard pubblica questo libro, dove analizza i meccanismi che determinano il consenso dell'opinione pubblica grazie alla comunicazione televisiva, soprattutto quella "pubblicitaria" (intesa in senso lato).
I professionisti della comunicazione dunque, in un contesto da "grande fratello", vengono descritti dall’autore come, appunto, "persuasori occulti", perché utilizzano tecniche che tendono a influenzare il "consumatore" agendo sul suo subconscio.
Accanto ai persuasori vengono presentate altre figure: esperti di indagini di mercato, sondaggisti, ecc. ossia coloro che, sempre secondo Packard, hanno il compito di studiare in profondità le aspettative delle persone non solo nei confronti dei "prodotti" ma anche della vita.
Le "profezie" contenute nel libro si sono purtroppo avverate, almeno per quanto riguarda la parte peggiore (e, in Italia, maggioritaria) della società, ma la pubblicità (e il mezzo televisivo) sono soltanto due aspetti della vita economica e sociale: infatti esisterebbe una molteplicità di fonti di informazioni attraverso le quali potremmo verificare la veridicità delle promesse contenute nei messaggi o in altri strumenti di comunicazione, basterebbe svegliarsi!
Packard e il suo libro possono essere considerati a tutti gli effetti i capostipiti del pensiero antipubblicitario che solo può contrastare l'opera devastante dei persuasori.
Rimangono peraltro più che mai attuali alcuni spunti di riflessione, soprattutto dal punto di vista etico.

mercoledì 7 maggio 2008

Chi semina vento...

Riguardo al tragico episodio di Verona, trovo inqualificabile che l'accusa per quei cinque "sconsiderati" (uso volutamente un termine non troppo incisivo) possa essere quella d'omicidio preterintenzionale.
Con un'accusa del genere e visto il lassismo imperante, gli assassini starebbero al fresco solo pochi mesi!
Io di diritto ne mastico poco ma sono dell'opinione che, in uno stato giuridicamente evoluto, la preterintenzionalità dovrebbe applicarsi solo in caso d'azioni difensive.
A mio avviso, nella fattispecie, l'accusa d'omicidio volontario (se non premeditato, vista l'acclarata intenzione dei cinque d'attaccare briga contro il primo sventurato che gli capitava a tiro) ci starebbe tutta.
Quanto al primo cittadino, invece di liquidare tutto con banalità tipo "sono solo dei deficienti", rifletta a lungo sulla vecchia massima chi semina vento raccoglie tempesta.

sabato 3 maggio 2008

A proposito del Ponte di Messina

La follia della più lunga campata del mondo non basta (oltretutto in zona soggetta a rilevanti dislocamenti tettonici e a forte ventosità); su una tale campata vorrebbero farci passare anche i treni!
Evidentemente qualcuno finge d'ignorare che un ponte sospeso non si presta al traffico ferroviario e ne spiego il motivo sulla base d'una semplice esperienza personale.
Alcuni anni fa, a Colonia, ebbi occasione di percorrere a piedi un modesto ponte sospeso stradale che scavalca il Reno congiungendo la città al sobborgo di Poll e osservai come bastasse il transito di veicoli anche leggeri a rendere fisicamente percepibile la cosiddetta "freccia".
Orbene: le vie ferrate funzionano solo se poggiano su strutture sufficientemente "rigide": in altri termini non tollerano "frecce" troppo accentuate in quanto comportano rischio di deragliamento (s'immagini un deragliamento sul Ponte!) e, non per nulla, i grandi ponti sospesi accolgono solo traffico su gomma.
Figuriamoci se i treni - magari due convogli che s'incrociano - potrebbero transitare su una campata d'oltre 3 km senza rischi ben oltre la soglia del ragionevole!
A questo punto - ammesso per assurdo che il Ponte si costruisse come da progetto - delle due l'una: o le vie ferrate rimarrebbero inutilizzate o i treni potrebbero transitare a passo d'uomo. Morale: si sarebbe spesa una marea di quattrini e le ferrovie non trarrebbero dal Ponte alcun beneficio.
Quanto al traffico stradale non mi pronuncio ma mi sia consentito ritenere che il grosso problema non è traversare lo Stretto ma arrivarci, viste le condizioni della SA-RC.
Ritengo peraltro che l'ipotesi più attendibile sia l'ipotesi C: il Ponte è una chimera (volutamente evito termini più appropriati) e chiunque abbia un minimo di buon senso capisce che non sarà mai costruito perché - anche se l'Italia diventasse d'incanto il Giappone, la Germania o gli USA - un' infrastruttura simile a quella proposta è e rimarrebbe un'insensatezza.
Il guaio è che su questa chimera ha lucrato, lucra e lucrerà un sacco di gente, ma questa è un'altra storia.

martedì 29 aprile 2008

Torna il 68?

Sono convinto - viste anche recenti esperienze troppo presto scordate da larga parte dell’elettorato italiota - che la riproposta maggioranza di destra realizzerà i sogni sessantottini; penso altresì che la cosa sia meno paradossale di quanto si creda, in quanto la destra accoglie nel suo seno molti transfughi del 68, i cui obbiettivi sembrano cambiati ma la cui “forma mentis” è rimasta la medesima di quarant’anni fa.
E, commentando brevemente i più celebrati slogan sessantottini, cerco di spiegare questa mia convinzione.
Vogliamo tutto e subito...
Quel poco che è rimasto nelle tasche degli italiani dopo il precedente governo di destra.
Vietato vietare...
Almeno a chi può CONSENTIRSI (verbo usato intenzionalmente) i migliori avvocati sulla piazza.
L'immaginazione al potere...
Infatti l’attuale maggioranza s’immaginerà di governare bene (il guaio, temo, è che continuerà a immaginarselo anche una larga parte dell’elettorato).
Pagherete caro, pagherete tutto...
Avviso rivolto al popolo italiano e che, purtroppo, temo sarà una delle realizzazioni meglio attuate dall’attuale maggioranza .

Citazione di Warren Buffett con chiosa personale

"La Storia insegna che la gente non impara dalla Storia."
In particolare questo vale per l'etnia italiota, sempre pronta a importare quanto di peggio viene dell'estero (persone e usanze) e a porre rigide barriere "culturali" contro quanto di buono potrebbe venirle.

domenica 27 aprile 2008

Citazione di MASSIMO FINI (Massimo, non Gianfranco!)

... Che credibilità può avere un signore che anche i suoi amici descrivono come bugiardo patologico ("un simpatico bugiardello", Tiziana Maiolo; "un adorabile bugiardo", Casini) e che, soprattutto, la Corte d'Appello di Venezia, nel maggio del 1990, quando nessun 'accanimento giudiziario' era ipotizzabile, ha dichiarato 'testimone spergiuro' (cioè ha giurato il falso in Tribunale) e che è poi stato salvato da un'amnistia voluta dai comunisti per non essere processati per i finanziamenti avuti dall'Urss?
Che rispetto per le Istituzioni e per il proprio Paese ci può insegnare un presidente del Consiglio che in terra di Spagna, davanti a tutta la stampa internazionale, ha definito 'Mani Pulite', cioè inchieste e sentenze, anche definitive, della magistratura italiana "una guerra civile" e che ha delegittimato, di volta in volta, oltre la magistratura ordinaria, la Corte dei Conti, il Presidente della Repubblica? Che senso della legalità, che 'tolleranza zero' può pretendere un signore che ha avuto decine di processi, che ne ha in corso uno per 'corruzione di testimone', che da quattro è uscito non per aver commesso il fatto ma perchè la prescrizione ha estinto il reato e che nei casi in cui non poteva proprio scapolarla ha abolito, per legge, il reato di cui era imputato come il falso in bilancio che negli Stati Uniti può costare 30 anni di reclusione?
Che coerenza dobbiamo attribuire a un signore che afferma che lui non attacca mai personalmente, dio guardi, gli avversari politici e poi definisce ripetutamente Antonio Di Pietro "un uomo che mi fa orrore"? E gli fa orrore per lo stesso motivo per cui lo fa a buona parte della classe dirigente, di destra e di sinistra: perchè, insieme al pool dei magistrati di Milano, osò richiamare per la prima volta anche la classe dirigente a quel rispetto della legge cui tutti noialtri cittadini siamo tenuti senza se e senza ma.
Il lettore dirà che sono un comunista. Io sono sempre stato anticomunista, quando i comunisti esistevano e molti di quelli che oggi se la dan da anticomunisti erano iscritti al Pci o militavano nella sinistra extraparlamentare e mi aspettavano sotto casa per darmi una lezioncina a colpi di spranga.
Sono semplicemente un cittadino italiano che, passati i 60, è stufo di essere preso in giro da questa gente [...] sono i nostri uomini politici che dovrebbero mettersi in ginocchio davanti al popolo italiano per averlo ridotto come l'han ridotto, in campo economico, previdenziale, sociale, morale e per avergli tolto ogni senso di onestà, di lealtà, di correttezza e persino quella buona educazione che oggi si invoca dai ragazzi.
(NOTA PERSONALE: condivido in toto)

giovedì 24 aprile 2008

Indovinate di chi parlo?

Ci sono persone per le quali la verità pura è veleno. (da Ariel di André Maurois)

martedì 22 aprile 2008

Che fine farà la monnézza?

Sono sempre più indignato contro certe invereconde ipocrisie della RAI, quella RAI che anch'io mantengo pagando regolarmente il canone e dalla quale oserei pretendere una condotta più "politicamente corretta".
Un esempio viene dal TG 2 che, fino alle elezioni, ha dedicato uno spazio fisso alla "monnézza", proponendo pressoché quotidianamente immagini delle cataste di rifiuti, delle proteste della gente, criticando la sostanziale impotenza del commissario a risolvere la questione e via dicendo.
L'obbiettivo era chiaro: tenere ben caldo un piatto con cui il PD avrebbe potuto facilmente scottarsi, il che è puntualmente accaduto, e forse ciò consentirà a "Qualcuno" di salvare il c*** nonostante gli scadenti risultati di audience ottenuti dalla Seconda Rete.
Ma chi, come me, ha memoria sa benissimo che il problema dell "monnézza" viene da lontano: basta andarsi a riguardare qualche vecchia puntata di "Striscia la Notizia" che già anni fa (da una rete berlusconista in era berlusconista!) segnalava la minaccia incombente... ma evidentemente quel "Qualcuno" è più realista del re.
Fonti obbiettive sostengono che la minaccia andava concretandosi già tre lustri fa ma io, che ho la memoria lunga, posso produrre una testimonianza personale: nel 1979 trascorsi qualche giorno in un camping village a Marina di Paestum; si trattava di struttura molto bella, attrezzata e pulitissima, peccato che, fuori dal cancello, la località brulicasse di villeggianti che, con nonni, carrozzine, cani e materassini si godevano la meritata vacanza tra cumuli di rifiuti ad altezza d'uomo e disseminati fino al centro dell'abitato. Tutto questo, ripeto, nel 1979! A riprova che il problema dei rifiuti in Campania è male endemico.
Invece il TG 2 - fingendo di rendere un servizio all'informazione - ha implicitamente puntato l'indice accusatore contro Prodi e, di riflesso, contro il PD; d'accordo, il governo uscente ha fatto poco, le autorità di sinistra locali ancor meno ma nemmeno il governo Berlusconi 2 ha fermato il processo di putrescenza.
Adesso che lui ha rivinto non è difficile prevedere che, al TG 2, servizi sulla monnézza non se ne vedranno più, anche se il processo di putrescenza dovesse continuare... e continuerà.

martedì 15 aprile 2008

Indovinate di chi parlo?

  • 2 amnistie (falsa testimonianza, P2 e falso in bilancio Macherio);
  • 1 assoluzione dubitativa (corruzione Gdf, falso in bilancio Medusa);
  • 1 assoluzione piena (corruzione giudici Sme-Ariosto);
  • 2 assoluzioni per depenalizzazione del reato da parte dello stesso imputato (falsi in bilancio All Iberian, Sme-Ariosto);
  • 8 archiviazioni (6 per mafia e riciclaggio, 2 per concorso in strage);
  • 6prescrizioni (finanziamento illecito a Craxi con All Iberian; falso in bilancio Macherio; falso in bilancio e appropriazione indebita Fininvest; falso in bilancio Fininvest occulta; falso in bilancio Lentini; corruzione giudiziaria Mondadori);
  • 4 processi in corso: Telecinco (falso in bilancio, frode fiscale, violazione antitrust spagnola), caso Mills (corruzione giudiziaria), diritti Mediaset(appropriazione indebita, falso in bilancio, frode fiscale), Saccà(corruzione);
  • 1 indagine in corso (istigazione alla corruzione di alcuni senatori).

martedì 18 marzo 2008

Ricchezza e Nomenklatura

A quanti chiedono una più equa distribuzione della ricchezza i capitalisti replicano da sempre che, prima di distribuirla, la ricchezza bisogna crearla.
Quest'affermazione, di per sé ineccepibile, ha la sua chiosa in un corollario non meno ineccepibile: i comunisti non hanno titolo a parlare perché, dove hanno comandato loro, la ricchezza non sono riusciti a crearla.
Invece, a mio avviso, anche i comunisti, dove hanno avuto il potere e dove esistevano adeguate risorse, hanno saputo creare ricchezza, solo che l'hanno tenuta ben nascosta e a disposizione dei "mantenuti dalla Nomenklatura" altrimenti non riesco a spiegarmi come mai, poco dopo la caduta dell'Unione Sovietica, i super-ricchi siano spuntati come i funghi dopo un acquazzone estivo e, guarda caso, si trattava spesso degli stessi "mantenuti dalla Nomenklatura" di cui sopra.
Tuttavia appare incontrovertibile che, dovunque comandino, i capitalisti sappiano creare ricchezza e continuino a crearla; il guaio è che, passata la paura del comunismo, non parlino più della sua distribuzione ma la tengano ben stretta riservandola a personalità che, guarda caso, ricordano molto da vicino i "mantenuti dalla Nomenklatura" di cui sopra.

giovedì 21 febbraio 2008

Chi s'indebita...

Chi s'indebita per il superfluo prima o poi dovrà indebitarsi per l'indispensabile.

martedì 12 febbraio 2008

Dal Vangelo secondo Matteo, capo V

Penso che molti, invece d'esibirsi davanti alle telecamere in segni di Croce, genuflessioni, baciamenti di anelli prelatizi e via dicendo, farebbero bene a rileggere questo passo del Vangelo secondo Matteo
"5 - E quando pregate, non fate come gli ipocriti, i quali hanno piacere di pregare nelle sinagoghe o negli angoli delle piazze, per essere veduti dagli uomini. In verità vi dico, han già ricevuto la loro ricompensa.
"6 - Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
"7 - E quando pregate, non moltiplicate vane parole, come i pagani che credono di essere esauditi a forza di parole.
"8 - Non siate simili a loro, perché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che gliela chiediate.
"9 - Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli..."
da IL SANTO VANGELO, Edizioni Paoline, Roma, 1980

domenica 3 febbraio 2008

La politica "da osteria"

Cito a memoria (quindi posso sbagliare) un gustoso passo tratto da un vecchio libro, "Candele gialle per Parigi" scritto dal grande e dimenticato Bruce Marshall e ambientato in Francia alla vigilia dell'invasione nazista:
"Il locale era pieno di fumo e di gente intenta a bere, a governare Francia, Germania, Inghilterra e a dire merde".
Secondo me questo quadretto descrive con mirabile sintesi l'essenza di quella che io chiamo politica da osteria e che, sempre secondo me, non è meno dignitosa e meno sensata della politica ufficiale, almeno nell'Italia d'oggigiorno.
La "politica da osteria" è già tale nelle osterie, ovviamente: però in democrazia bisogna convincere i molti per averne i voti e i molti sono più in grado di capire i ragionamenti da osteria che quelli raffinati (però il raffinato sen. Andreotti di voti ne raccoglieva ugualmente; il fatto è che i metodi della politica sono cambiati e, da come la vedo io, la cosa ha dato discutibili risultati).
Da qui una certa politica proposta dalla televisione, nuovo tipo d'osteria (molto meno simpatica, purtroppo).
Quasi sempre poi s'indicano i fini, sui quali sono tutti d'accordo (a parole), piuttosto che i mezzi per raggiungerli. Chi non vorrebbe contemporaneamente una diminuzione del carico fiscale e un miglioramento dei servizi pubblici? Il problema non è formulare lo scopo da raggiungere, il problema (grosso problema, soprattutto in Italia, e non da ieri) è indicare i mezzi per ottenerlo.

Citazione con postilla

"... in Oriente il governo poggia non tanto sul consenso o sulla forza quanto sulla generale passività, abulia e beozia, che concedono ingiusto potere a una minoranza."
Da "I sette pilastri della saggezza" di T. E. Lawrence, capitolo LXXXIV, XXII ed. Bompiani, nov. 2004, pag. 562.
Domanda personale: solo in Oriente e solo ai tempi di Lawrence d'Arabia?

Il debito pubblico


Ricorrendo alla vecchia carta millimetrata ho recentemente elaborato - sulla base di dati dedotti dal "Corriere della Sera" - un grafico rispecchiante l'andamento del debito pubblico in percentuale sul PIL, a partire dal 1965.
Il risultato m'è sembrato molto significativo e conferma un’impressione che ebbi già all’inizio degli oramai remoti anni ‘80, e cioè che il “sistema di potere” (chiamiamolo così, tanto per semplificare, senza riferimenti specifici a chicchessia) dell'epoca sia stato colto da una sorta di delirio d’onnipotenza e abbia perso la tramontana - facendola altresì perdere a una percentuale non trascurabile di cittadini - nonché il controllo dei conti pubblici, i quali, negli ancor più remoti anni ’70 (anni di piombo, d'inflazione a due cifre, ma con tassi di sviluppo attorno al 7 %), erano stati tenuti in qualche modo a bada a suon di maxi e mini “stangate”, “aggiustamenti”, “una tantum”, e via dicendo: tutte cose che ben ricordo.
Adesso i nodi sono venuti al pettine e, ancorché qualche raro esponente del "sistema di potere" cerchi faticosamente di recuperare il ben dell'intelletto nel generale marasma, la maggioranza dei cittadini brancola sempre più nel buio temendo, a ragione, di precipitare nell’abisso.

martedì 15 gennaio 2008

Citazione

"L'attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto."
Maurice Allais, premio Nobel per l'economia

venerdì 4 gennaio 2008

L'ha detto Bukowski

"La differenza tra la democrazia e la dittatura è che nella prima ti fanno votare poi ti danno ordini, mentre nella seconda non ti fanno perdere tempo a votare."

martedì 1 gennaio 2008

Chiosa al post precedente

A quanti cercano la verità a 360°: non illudetevi di trovarla, tuttavia sappiate che v’è sicuramente più verità nel teorema di Pitagora (o in quello di Euclide, o nelle chiacchiere intercalate da bestemmie d’un camionista casualmente incontrato in un autogrill, o negli sproloqui coranici d’un pecoraio nordyemenita che guarda la luna sopra il deserto, o nelle nenie d’un monaco tibetano in estasi mistica, o nelle bizzarre esternazioni d'un ex-presidente originario d'una grande isola mediterranea) che in tutti gli illeggibili testi scritti da noiosissimi studiosi, spesso sconosciuti ai più, citati - a casaccio e quando fa loro comodo - da certi opinionisti al fine d'intimidire con la loro "sterminata erudizione" gli interlocutori da essi insindacabilmente ritenuti sforniti d’adeguati “strumenti culturali”.