martedì 30 ottobre 2007

Momtezemolo ha sbagliato di un anno

Montezemolo ha detto bene (sono dodici anni che l'Italia non è governata) ma ha ha sbagliato d'un anno. Infatti tutto cominciò nel 1994 (ossia tredici anni fa) con la scesa in campo del Cavaliere.
Da allora la "Sinistra" (virgolettato) ha letteralmente perso la tramontana e tutte le sue buone intenzioni, ammesso ne avesse, sono state travolte dall'ansia antiberlusconista, motivo per cui ha operato poco e male, e continua a farlo tuttora.
D'altro canto la Destra (non virgolettato), quando ha avuto occasione di governare, ha sempre scelto (sia pure con qualche mugugno) di prosternarsi di fronte al suo "Capataz" il quale, più che il capo del governo, ha preferito fare il capo "dell'opposizione all'opposizione", per cui ha combinato di meno e di peggio.
Comunque un bravo a Luca-Luca!

Pensierino notturno

Chissà perché i governi fanno sempre gli interessi dei ricchi, visto che questi i loro interessi li sanno già fare da sé, e anche troppo bene.

domenica 28 ottobre 2007

Speranze assurde?

Povera sinistra ma soprattutto poveri salariati italiani se, per sentire "qualcosa di sinistra", debbono ascoltare le parole del signor governatore di Bankitalia!
Bravo Draghi! Continua così.
E bravo Montezemolo: hai parlato "a nuora perché suocera intenda", peccato che qualcuno molto in alto non lo capisca e l'abbia presa come offesa personale.
Due persone come voi m'inducono a pensare che qualche speranza si possa ancora coltivare... O no?

A proposito di Olof Palme

Gli ambienti conservatori yankee non odiano solo i comunisti ma detestano anche tutto ciò che puzza di socialismo democratico: evidentemente quei signori ignorano (o fingono d'ignorare) che la socialdemocrazia europea fu fiero avversario dei comunisti che minacciavano il nostro Continente; ciò dimostra (se ve ne fosse bisogno) che i conservatori yankee si batterono contro il comunismo non per amore della democrazia ma per paura che i comunisti arraffassero i loro soldi più o meno onestamente guadagnati.
Il guaio per i conservatori americani fu (ed è) che, in molti paesi d'Europa, la socialdemocrazia, unitamente ai movimenti cristiani e/o autenticamente liberali (con i quali ebbe confronti serrati ma sempre equilibrati e corretti), contribuì a realizzare una società mediamente migliore di quella yankee.
Per inciso, in questo quadro generale l'Italia ha rappresentato un'eccezione (e ti pareva!): quello socialdemocratico fu un partitino di scarso peso politico ma di discreto peso morale, almeno fino alla scomparsa di Saragat, quando fu travolto dagli scandali (e ti pareva!).
Quanto al PSI, dopo che il suo segretario più carismatico fu insignito del premio Stalin, intraprese un lungo e travagliato cammino verso la socialdemocrazia ma non incontrò sorte migliore del nemico/amico PSDI (e ti pareva!).
Qui in Italia, inoltre, s'è arrivati al grottesco (e ti pareva!): alcuni vecchi arnesi del vecchio PSI, animati da revanscismo più che da interesse per le "classi subalterne", militano in movimenti criptofascisti pur continuando a dichiararsi socialisti!
Ma questa è l'Italia e, soprattutto, questo è un altro discorso.
Riprendendo il filo, Ronald Reagan fu degno rappresentante dei summenzionati ambienti conservatori yankee, i quali vedevano e vedono nel libero mercato e nel liberismo selvaggio la soluzione di tutti i problemi sociali (non sono tanto imbecilli da credere che le cose stiano così ma fa loro comodo che lo creda la gente), mentre ogni forma di socialismo (democratico e non) è una spina nel loro fianco, soprattutto se, alla prova di fatti, funziona; e in Europa, in particolare nei paesi scandinavi, la socialdemocrazia ha dimostrato di funzionare .
Orbene: il premier svedese Olof Palme, un politico rampollo (ironia della sorte) d'una famiglia d'orientamento conservatore, molto amato nel suo paese e molto stimato a livello internazionale, era un prestigiosissimo esponente di quella socialdemocrazia che tanto benessere seppe donare a un paese, agli inizi del secolo scorso tra i più poveri del Vecchio Continente.
In pieno regime reaganiano Palme cadde vittima d'un attentato e il caso rimane tuttora irrisolto.
"A pensar male si fa peccato" afferma qualcuno "però..."
Bene, io sommo due più due, penso male e dico "però..."

sabato 27 ottobre 2007

Un apologo

Mi chiedo cos'abbia nella scatola cranica una certa sinistra che sostiene acriticamente la politica delle "porte aperte", manco l'Italia fosse una concessionaria Toyota in periodo d'incentivi.
Dubito pertanto che squatters, nullafacenti, sedicenti "liberals", ospiti di centri sociali che nemmeno i sindaci destrorsi osano chiudere, "compagni" in pelliccia e SUV eccetera - per tacere di taluni sant'uomini che... soprassediamo: meglio "lasciar stare i santi" - vogliano accettare il mio apologo, comunque io ci provo... Hai visto mai?
Ed ecco il mio apologo, se lor signori permettono.
Poniamo che un malnato scagli un candelotto di dinamite in un laghetto di montagna per farsi una scorpacciata d'innocue trotelle: non c'è dubbio che perfino un accanito antiambientalista (come il "buttero ubriacone" tanto per capirci) invocherebbe contro il malnato le giuste sanzioni di legge.
Se però un tizio, costretto a bazzicare le paludi amazzoniche, vede un branco di piranhas ben decisi a far di lui una squisita merenda e non ha altra arma che un candelotto di dinamite, non c'è dubbio che perfino un taleban-animalista oserebbe biasimarlo se usa il candelotto per difendersi.
Ora, egregi sinistrorsi generosi con i soldi altrui, il frequentatore delle paludi amazzoniche sarebbe l'italiano medio, assalito da un'orda famelica (i piranhas) proveniente da tutto il mondo e a tutto decisa pur di rapinare, saccheggiare, rubare; il candelotto di dinamite sarebbe il codice penale (non occorrono leggi speciali, signori fascisti, sappiamo quanto vi piacciono ma basterebbe applicare quelle che ci sono); manca solo il fiammifero, che è in mano a chi comanda ma non riesce ad accenderlo perché troppi soffiano contro non appena ci prova.
E chi soffia non siete solo voi, egregi sinistrorsi generosi con i soldi altrui, ma anche altri poteri ben più forti con cui, ironia della sorte, non avete il minimo feeling: le gerarchie ecclesiastiche, la mafia, un' imprenditoria disinvolta con il fisco (che lucra sui vantaggi dell'immigrazione extracomunitaria scaricando sul cittadino gli svantaggi), i movimenti razzisti che, dalle paure dei cittadini, traggono vantaggio in termini di voti (leghisti, dico a voi: piantatela di berciare che la sinistra difende i "bingobongo" perchè le porterebbero voti. In primo luogo i "bingobongo" non hanno diritto al voto e poi la maggioranza di loro non saprebbe tracciare una croce su una scheda al posto giusto; manco noi italiani riusciamo a capire la nostra politica, figuriamoci loro!)
Ma in fondo, obietterebbe il nostro sant'uomo, sono solo dei poveracci spinti dall'indigenza. D'accordo reverendo, anche i piranhas di cui sopra vorrebbero mangiare un tizio solo perché hanno fame, ma ciò non vuol dire che il tizio non debba difendersi.
Dunque niente crociate, niente razzismi, niente ronde che non servono a un beato piffero, ma semplice applicazione della legge esistente: tutt'al più si può perfezionare, e subito, la legge esistente nel senso d'agevolarne l'appicazione rigorosa ed evitare interpretazioni troppo garantiste della medesima.

venerdì 26 ottobre 2007

Assioma

Condizione necessaria per potersi definire democratici è l'essere anticomunisti e (non e/o) antifascisti. Ribadisco che questa è condizione solo necessaria ma non sufficiente, sennò si potrebbero definire democratici anche Hitler e Stalin.
Chi ha orecchie...

Tragica contabilità

Durata del regime nazista (1932/1945): 13 anni
Durata del regime comunista (1917/1991): 74 anni
Morti a causa del regime nazista (che fu poi una forma meno ipocrita di liberismo selvaggio, ideologia tutt’oggi imperversante): circa 50 milioni tra deportati nei lager, soldati di tutte le nazioni coinvolte nel conflitto, morti civili a causa del conflitto, morti per le inevitabili “rese di conti” durante e dopo la guerra, partigiani, persone decedute a causa di persecuzioni, arresti, torture, carcerazioni, ecc. operate dai nazisti (e trascuriamo i morti imputabili agli altri fascismi, ossia ai vari Mussolini, Franco, Pavelic, Tiso, Laval, dittatori e dittatorelli latinoamericani, colonnelli greci, a suo tempo lo stesso Saddam e simile feccia)
Orbene, se dividiamo 50 milioni per 13 anni fa circa 3,5 milioni di morti /anno, il che significa che, per ottenere una simile media annuale, i comunisti avrebbero dovuto far fuori circa 285 milioni di persone. Aggiungiamo pure i morti imputabili ad altri sistemi comunisti: castrismo, maoismo, titoismo, Kmer rossi e simile altra feccia; siamo comunque ben lontani dalla cifra sopra riportata (anche prendendo per buoni i 100 milioni sventolati dalla propaganda berlusconista).
Secondo quanto dimostra l’arido linguaggio dei numeri, i regimi nati, sostenuti, foraggiati, armati grazie ai capitalismi di tutte le risme, nazionali o transnazionali o sopranazionali o multinazionali, battono di gran lunga, in fatto di morti ammazzati e sul piano strettamente numerico, i regimi nati da un ideale destinato fatalmente a non realizzarsi perché non tiene conto dell’umana natura.
Si potrebbe dunque concludere che i capitalisti sono “più cattivi” dei comunisti?... Mah, meglio lasciare ai posteri l’ardua sentenza, perché troppe ferite sanguinano ancora e sanguineranno per chissà quanto; oltretutto, a questo punto, usciamo dal campo aritmetico ed entriamo in quello morale.

Una definizione di razzismo

Il razzismo è la superbia dei pezzenti.

Ancora sulle foibe

Le ragioni del velo di silenzio circa le sorti delle popolazioni istria­ne nell'immediato dopoguerra furono numerose.
Per buona parte della sinistra gli esuli erano una quinta colonna fascista in terra slava e non meritavano pietà.
Per il governo l'Istria era motivo d' imbarazzo. Se appariva lecito rivendicare Trieste, dove la grande mag­gioranza della popolazione era italiana, era d'altronde chiaro che nessuno, in Europa e negli Stati Uniti, avrebbe aiutato l'Italia a modificare i confini creati dalla Seconda guerra mondia­le.
Inoltre, qualora il ricordo delle foi­be e dell'esodo fosse stato rinfocolato, il governo avrebbe incoraggiato i sopravvissuti a manifestare i loro senti­menti e avrebbe dovuto appoggiare la loro causa. De resto anche il governo tede­sco - dove gli esuli (fra i dodici e i quindici milioni) rappresentavano un formidabile fattore elettorale - dette prova di grande pruden­za in materia. Nessun politico at­tizza il fuoco della protesta se teme che le fiamme, alla fine, possano bruciargli le natiche.
Ma c'è un'al­tra ragione. Se avesse ufficialmente "sponsorizzato" la causa degli esu­li, il governo non avrebbe potu­to limitarsi a denunciare le atrocità di cui era­no stati vittime ma avrebbe dovu­to agire di conseguenza, pro­muovendo commissioni inter­nazionali d'inchiesta e azioni giudiziarie. Prima o poi, in altri termini, si sarebbe dovuto chiedere ufficialmente alla Jugoslavia di consegnare a noi, o a una autorità sovranazionale, i responsabili di quelle atrocità. Per contro siffatte richieste avrebbero - a loro volta - indotto la Jugoslavia a chiederci di consegnarle i nostri criminali di guerra, i fascisti che nel 1941, senza giustificato motivo, invasero (in combutta con i nazisti) uno stato sovrano il quale, oltretutto, all'epoca dell'invasione, non costituiva nemmeno una spina comunista nel fianco dell'Italia fascista.
Chiaramente nessun politico italiano con la testa sulle spalle era disposto, nell'immediato dopoguerra, a pren­dere in considerazione iniziative del genere.
Non va inoltre dimenticato quali fossero il cli­ma e la ferocia delle molte guerre combattute in Jugoslavia fra il 1941 e il 1945: partigiani comunisti con­tro tedeschi e italiani, «titini» contro «cetnici» del generale Mihailovic, serbi contro croa­ti, SS bosniache contro formazioni comuniste. Certo, noi fummo gli invasori e la nostra responsabilità politica nei confronti della Jugoslavia è innegabile tuttavia il modo di fare guerra fu tipicamente "balcanico" per cui la crudeltà toccò vette inaudite, peraltro usuali in quelle terre (come fatti più recenti hanno ampiamente dimostrato).
Oggigiorno è facile, dopo tanti anni, trinciare giudizi dal­l'alto della nostra presunta "superiorità mo­rale". Ma chiunque avesse osservato tali vicende con mente non ottenebrata dalla faziosità avrebbe capito quanto sia arduo districare, nel caos d'una terribile guerra civile, le colpe degli uni da quelle de­gli altri.
Fece bene, quindi, il governo italiano dell'epoca a ignorare la trista vicenda perché parlarne avrebbe significato suscitare reazioni le quali avrebbero inevitabilmente fatto emergere le atrocità di cui anche l'Italia si macchiò. Le priorità del Paese allora erano altre: la ricostruzione non solo materiale ma anche morale, la riconciliazione nazionale, la creazione di uno Stato su nuove basi democratiche, l’integrazione europea.
Tutte cose che, certi fascistelli di buona famiglia cresciuti a caviale, champagne e lettura de "Il Borghese" continuano a non capire in quanto antropologicamente inidonei.
A proposito di fascistelli, se ben ricordo, un noto esponente della destra, durante uno dei suoi innumerabili interventi televisivi ebbe a farfugliare qualcosa circa le foibe (non ricordo esattamente cosa: le parole del personaggio non meritano mai soverchia attenzione), argomento che, assicurò, presto sarebbe stato portato a conoscenza della cittadinanza.
Trattandosi di personaggio pubblico e palesemente voglioso di visibilità (non per nulla appare in tivvù quasi quotidianamente sebbene le sue sparate lascino indifferenti perfino quelli della sua fazione) vien da pensare che il Nostro pensasse, per questa via, di "scatenare un'ondata di sdegno" acquistandone ulteriore visibilità.
Il Nostro fu accontentato: infatti, sulle foibe, la tivvù mandò in onda una fiction nella quale - sarebbe tutta da da ridere se non ci fosse da piangere - i partigiani comunisti non furono neppure rappresentati troppo male.
Ma non è tutto: fu addirittura istituita un'apposita "giornata della memoria" che viene tuttora celebrata nell'indifferenza generale.
Quindi il Nostro perpetrò, paradossalmente, un ennesimo oltraggio nei confronti di quei poveretti, della cui morte fu primo responsabile un regime che il Nostro rinnega solo a parole (e a volte nemmeno a parole).
Adesso il Nostro non parla più di foibe e me ne compiaccio: evidentemente, dopo tanti anni che ne fa, la politica comincia a insegnargli qualcosa.
Riposate in pace, vittime delle foibe, voi ormai siete superiori a queste miserie!

La ricchezza e la sua ostentazione

Mi chiedo quanta meno gente inseguirebbe il sogno della ricchezza qualora se ne vietasse l’ostentazione.

Povera sinistra!

Povera sinistra, tradita proprio da quelle masse subalterne che avrebbe inteso riscattare! Povere masse subalterne che, deluse dalla sinistra, sperano in un riscatto da parte di quella destra che le ha oppresse e che le opprimerà sempre!

Una semplice regola

Le leggi sono fatte per essere violate, purché chi lo fa abbia una buona ragione per farlo e purché lo faccia a viso aperto e assumendosene la responsabilità: solo così potrà vincere, altrimenti è solo un quaquaraquà.

giovedì 25 ottobre 2007

A proposito di leggi "ad personam" eccetera

Quelli dell'attuale opposiozione in passato starnazzarono (cosa che peraltro riesce loro benissimo) contro le famigerate leggi "ad Personam" e il conflitto d'interessi.
A questo punto debbo confessarlo: ho votato per loro. Non dico "purtroppo" perché, quando vedo le facce di certi personaggi della maggioranza mi rallegro che la televisione "smell-o-vision" non sia stata ancora inventata; per cui, se e quando tornerò a votare, asseconderò la mia malsana propensione a star dalla parte dei perdenti.
Tornando a noi: uno dei motivi per cui espressi tale voto anche nelle politiche 2006 fu la speranza che certe leggi (a mio parere indecenti) fossero prontamente cassate ma, tra tante altre cose, quelli "di sinistra" non hanno fatto manco questa.
Chiaramente la cosa ha suscitato la mia contrarietà.
Vuoi vedere - mi sono detto - che, grazie alla competenza dei suoi avvocati/legislatori (tutti bravi professionisti comunque la si pensi), quella volpe del Cavaliere ha promulgato leggi che facevano sì comodo a lui ma che avrebbero potuto tornare utili anche agli avversari se per caso fossero andati al potere? Tanto utili da non osare cancellarle?
Per la serie: "A pensar male..." con quel che segue.

Un parere sull'America d'oggi

Non sono mai stato negli States, né m'interessa andarvi in quanto ritengo che qualche migliaio di chilometri quadrati della nostra vecchia Europa sia più interessante di tutti gli States.
Orbene, senza l'intenzione d'offendere chicchessia e fatta eccezione per le bellezze naturali più qualche isola felice coincidente con alcune aree metropolitane, ritengo gli States un'accozzaglia di posti squallidi, abitati da un sacco di gente squallida, obesa, armata fino ai denti, ignorante, nevrotica e frustrata, che conduce una vita squallida, mangia cibi immangiabili e s'illude di vivere nel migliore dei mondi. Altro che "American dream", oggigiorno mi parrebbe più sensato parlare di "American nightmare"!
Nossignori, come patriota europeo lasciatemi preferire il vecchio continente, una terra con tutti i suoi problemi e i suoi difetti ma ancora largamente a misura d'uomo.
Se mi si chiedesse cosa salverei dell'America risponderei senz'altro il cinema e altre forme di "fiction": in questo l'America è tuttora insuperabile però si tenga presente (cito a casaccio) che Ford era d'origine irlandese, Wilder viennese, Lang tedesco; Spielberg è ebreo e Scorsese italiano (sempre per quanto riguarda l'origine).
A questo punto mi pacerebbe sapere quanti autentici WASP hanno meritato e meritano menzione negli annali del cinema yankee.
Per tacere delle miriadi d'eccezionali attori che Hollywood ha proposto a generazioni di cinefili come il sottoscritto.
Del resto non potrei pensarla diversamente perché è stato proprio grazie alla rappresentazione cinematografica dell'"american way of life" che sono giunto al giudizio sopra esposto. Ma già, potrebbero obiettare i conservatori yankee, i cinematografari di Hollywood sono quasi tutti comunisti come l'illuminato senatore Mac Carthy dimostrò.
A qusto punto qualcuno potrebbe pensare che il mio è il solito antiamericanismo di stampo prettamente sinistroide ma sbaglierebbero perché un giudizio sulla defunta URSS non sarebbe troppo diverso da quello formulato sugli USA (inoltre gli infelici cittadini sovietici, oltre a essere molto al disotto degli americani per quanto riguarda il benessere crassamente materiale, non potevano comprare armi come fossero noccioline sennò il regime sarebbe collassato molto prima... altro che "paradiso del proletariato" con quel che segue).
Il mio, invece, è un antiamericanismo da nazionalista filoeuropeo, è l'antiamericanismo di chi auspica che il suo amato continente si ponga allo stesso livello degli USA senza rinnegare i principi che ispirarono i trattati di Roma.
Ma v'è di più: anche se spera di prendere uno stratosferico granchio e nonostante il presidente Obama, il sottoscritto ritiene che, nel cuore profondo degli States, vadano maturando condizioni favorevoli all'instaurazione d'una dittatura paranazista, motivo di più per consolidare quest'ancor fragile costruzione che si chiama UE.
Coimunque la vada, ritengo pericolosa la presenza d'un unico e tanto invadente polo di potere, anche perché potrebbe suscitare il sorgere d'altri poli non meno invadenti e i segni ci sono già tutti.
Per questo ritengo un autentico tradimento della causa europea difendere acriticamente gli States e ritenere il filoamericanismo dogma inviolabile.
L'obbligo di parlar bene dell'America non è ancora legge dello stato, grazie a Dio!

Uguali diritti a tutti? No, grazie

Voltaire si dichiarava pronto a battersi per difendere il diritto di chiunque a esprimere le proprie idee anche se erano diametralmente opposte alle sue.
Parole sacrosante ma, a proposito di diritti, reputo da vigliacchi difendere i diritti di chi non è disposto a riconoscermi gli stessi diritti che chiede.
Troppo involuto? Semplifico con un esempio.
Se un fascista (ne esistono ancora, eccome, soprattutto in Italia) o un comunista (ne esistono ancora?) o un islamico integralista (pochi ma micidiali) o un cattolico tradizionalista (il quale, più che al messaggio di Cristo, dia retta alla pretaglia turibolante e bivaccante in Vaticano) venisse a dirmi: "In base ai tuoi principi devi lasciarmi parlare liberamente però io, in base ai miei principi, ti nego questo diritto" risponderei "Col c**** ti lascio parlare liberamente!".
Poi gli sparerei in bocca e - se riuscissi a rimediare una "Glock" con relative munizioni - non solo in senso figurato .
Morale della favola: la democrazia è sacrosanta ma qualche volta anche noi democratici dobbiamo incazzarci.

mercoledì 24 ottobre 2007

Nel quarantennale del Che

Ricordo che, nel 1987, ventennale della morte di Che Guevara, anche parecchi esponenti della destra d'allora (altri tempi!) espressero giudizi positivi sulla figura del Comandante; non ho difficoltà a riconoscere la buona fede di tali giudizi perché alcuni aspetti della figura erano apprezzati anche a destra: l'amore per la sfida e l'avventura, un certo velleitarismo eroico, la voglia di fare, il populismo rivoluzionario, eccetera.
Oggigiorno, a destra, niente di tutto ciò.
La destra d'oggigiorno è una destra permeata di neofascismo forse più d'allora, eppure anarcoide.
E' una destra superficiale, bugiarda, caciarona, egoista, pacchiana, pescivendola, avida, grossolana, consumista e scalzacani a un tempo, priva del minimo senso dello stato, della responsabilità, dell'onore.
E' la destra dei SUV neri pagati impegnandosi anche la camicia, dei "lounge bar" frequentati da fichetti dall'incerto mestiere e da smutandate aspiranti letterine, dei fascistelli da discoteca strafatti di coca, delle autoreggenti, della curva sud, dei tacchi a spillo, del vuoto morale, intellettuale e cerebrale.
E' la destra che vorrebbe apparire gioiosa e brillante e accusa la sinistra di musoneria mentre in realtà è infelice, malmostosa e frustrata perché, al di là del suo insaziabile arrivismo, c'è il nulla.
E' la destra della battutaccia veterogoliardica, dell'invettiva da "Bar Sport", dell'acrimonia gabellata per satira, di chi non sa, per motivi genetici, cosa significhi "ironico distacco".
Quando si parla del Comandante, questa destra si limita a inveire contro i ragazzini con la maglietta del Che (i quali manco sanno chi fosse ma fa tanto trendy), a vomitare insulti e calunnie contro un morto, a invelenirsi per il fatto che il Comandante gode ancora d'una certa popolarità e non si pone una domanda facile facile (anche perché loro domande non se ne pongono, loro hanno solo certezze... sì, quelle del loro Capataz).
"Perché il Comandante gode ancora di questa popolarità?"
E vabbe', poveretti, diamo loro una mano.
La risposta è semplice, ma loro non ci arrivano, non ce la possono fare: "perché il Comandante, per molti (anche per chi non condivise la sua ideologia), incarna un sentimento che voi non sapete manco dove stia di casa, la generosità fino al sacrificio di sé stesso."
Fu vera generosità o solo smodata ambizione condita con una buona dose di sterile donchisciottismo e d'insensata violenza?
Conta poco, il fatto è che il mito resiste ed è difficile da sfatare.
Però sono generoso anch'io e voglio dare loro un suggerimento.
Invece di ragliare invettive ai quattro venti, quando si parla di Che Guevara quei destrorsi da salotto buono dicano semplicemente:
"La fortuna del Comandante, ragazzi, fu quella di morire giovane, carismatico e bello [loro che badano tanto all'immagine almeno questo lo dovrebbero capire]. Se non l'avessero accoppato si sarebbe fatto un po' di galera in qualche carcere boliviano circondato dall' affettuosa attenzione dei media, poi, in seguito a trattative più o meno chiare, sarebbe stato rilasciato e se ne sarebbe rientrato a Cuba dove adesso sarebbe un anziano gerarca mantenuto dal regime, tronfio, imbolsito, dimenticato; oppure sarebbe tornato in Argentina dove avrebbe aperto uno studio dentistico e, con ogni probabilità, avrebbe gettato alle ortiche il marxismo e lavorerebbe in nero."