mercoledì 27 agosto 2008

Citazione di Dubcek

La democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni.
Commento personale: proprio quel che succede in Italia oggigiorno!

Che fine hanno fatto?

Che fine hanno fatto la straordinaria cultura araba, lo spirito quasi dionisiaco, la gioia di vivere descritti da Pasolini nel bel film "Il fiore delle Mille e una notte"? L'Islam di Harun Al Rashid è solo una favola o è veramente esistito?
Me lo chiedo perché, a rischio d'incorrere in una Fatwa, gli arabi d'oggigiorno mi sembrano - con le dovute eccezioni - una massa d’inetti e di sfigati, non pochi dei quali dei quali, storditi da fideismi demenziali e odiando i basilari piaceri della vita nonché il rispetto della medesima, sfogano nella violenza frustrazioni storiche e personali.

martedì 26 agosto 2008

Ricordando Lama

Ricordo bene quando la buonanima di Lama fu spernacchiato per avere accennato al “salario come variabile indipendente”.
Nessun dubbio, una corbelleria epocale; peccato che, secondo gli “economisti” liberisti, il profitto sia, lui sì, variabile indipendente... e hanno ragione.
Infatti, in base a questa logica, oggigiorno, si arriva conseguenze perverse.
Tanto per dire, parecchio tempo fa lessi sulle pagine economiche del “Corriere” che molti “top managers” di imprese private arrivano a guadagnare mille (mille!!!) volte lo stipendio medio (medio non minimo!!!) dei loro dipendenti, senza che simili prebende abbiano alcun rapporto col rendimento di chi le percepisce.
Sissignore, quei vampiri s’intrufolano (si può immaginare grazie a quali protezioni) nei gangli vitali delle loro aziende e fissano da sé i loro stipendi (stipendi si badi, non utili d’impresa!), in barba a qualsiasi norma di buona amministrazione, frodando azionisti, collaboratori, clienti, fornitori, Stato eccetera.
Un po’ come accade per la CASTA ma in misura forse più scandalosa perché l'impresa privata dovrebbe funzionare in base a rigorosi criteri d'economia aziendale, mentre i politicanti... sono politicanti.
E qualcuno sostiene apoditticamente che “privato è bello”...
La morale della favola, poi, è ancor più squallida: quando le cose vanno male i dirigenti restano e i pesci piccoli rischiano.
Ma... c’è un ma: i liberisti obiettano “E con la Cina, e con l’India, come la mettiamo? Laggiù il liberismo porta benessere”.
A parte il fatto che non è tutt’oro quel che luccica, il liberismo porta anche abnormi bolle di danaro virtuale che, per il momento, esplodono qua e là a macchia di leopardo. Prima o poi però scatterà, temo, l’effetto domino: le bolle esploderanno in sequenza e la crisi del ‘29, a paragone, sembrerà una burletta, e forse già ci siamo.
Tuttavia, assieme a effetti terribili, questo evento potrà avere un risvolto positivo: molti si accorgeranno che il liberismo non era, come pensavano, il fine ultimo, il punto d’arrivo, la SOLUZIONE FINALE (come molti altri pensavano del nazismo e del comunismo), ma solo uno dei tanti fenomeni della Storia, prima apportatori di promesse fasulle e poi di catastrofi sconvolgenti, quella Storia di cui, col trionfo del mercato, qualche trombone di successo pensò esser giunta la fine.

Mah?

Penso, donchisciottescamente, che tutti abbiamo il diritto e il dovere di dare il nostro piccolo o grande contributo a migliorare la scocietà; ma, sanciopanzamente (Cielo, che obbrobrio!), sostengo pure che, se non riusciamo a spostare manco d’una virgola la realtà che ci circonda, non dobbiamo farne una tragedia, basta essere consapevoli d'aver fatto del nostro meglio nel non accettare supinamente la realtà, questa realtà abbruttita dalla corruzione, dalla crapula, dall’arroganza, dalla volgarità, dalla banalità camuffata da vanità, dalla violenza camuffata da grinta, dalla tecnologia camuffata da civiltà.

Pena di morte? No grazie, però...

Premetto di essere contro la pena capitale e anche del carcere a vita; a mio avviso trent’anni di galera bastano e avanzano, ad alcune condizioni:
• Per i delitti più gravi (penso a quelli connessi alla pedofilia, al genocidio e ai motivi futili e abbietti) va previsto l’uso di “speciali” strutture penali (battutaccia esplicativa: Il Ministro Guardasigilli non potrebbe farsi affittare da Putin - noto esperto in materia - gli stabilimenti della Kolyma?)
Se galera ha da essere, galera sia, cioè niente sconti; tutt'al più, ove ne ricorrano le condizioni, la revisione del processo (anche se, con la farraginosa legislazione nazionale, tutti ne usufruirebbero). Dopo aver scontato non meno di metà della pena, e sempre ove ne ricorrano le condizioni, il detenuto può passare a un carcere “normale”.
• Certe forme di esagerato garantismo, sempre per i delitti più odiosi, devono essere almeno temporaneamente sospese (senza retroattività, s'intende).
• Il recupero del carcerato va perseguito solo se il carcerato lo merita, altrimenti (mi si passi il termine) si fotta!
• Nelle summenzionate strutture "speciali" il vitto dev'essere somministrato in base al minimo vitale calorico, senza integrazioni di sorta, neppure a pagamento.
• Il detenuto deve lavorare per pagare il proprio (magro) sostentamento.
• La legge dovrebbe essere uguale per tutti. (Notare il condizionale!!!)
Ciò premesso comprendo quanti, di fronte a delitti particolarmente odiosi, si lascino sedurre dal desiderio di vendetta e, qualora fossi in America e fossi certo che il condannato a morte lo è stato “al di là d'ogni ragionevole dubbio”, difficilmente scenderei in piazza per difendere il suo diritto a sopravvivere (non a vivere), che pure personalmente riconosco: per certe canaglie non vale la pena di rischiare una spazzolata da parte degli sbirri antisommossa.

domenica 24 agosto 2008

M**** griffata

La merce "contraffatta" venduta a poche decine di euro per spiagge e piazze dai vu' cumpra' spessissimo è la medesima - prodotta a Secondigliano o in Cina - che le varie "griffes" vendono nelle boutiques a centinaia o migliaia di euro.
Perché, gente, a grandi linee il giochetto è questo:
1 - Il signor Rossi crea una sua "griffe" e la strombazza ai quattro venti investendo nell'operazione notevoli cifre (sulla cui provenienza, a mio avviso, la GDF dovrebbe indagare);
2 - Poi il signor Rossi commette al signor Pappacena di Secondigliano o al molto onorevole signor Dam-Kemang-Ankiò in Cina la fabbricazione di prodotti di m**** pagando costi infimi ma, siccome tali prodotti recano il suo strombazzato marchio, riesce a smerciarli nelle boutiques a prezzi da latrocinio;
3 - E come mai riesce a smerciarli? Perché migliaia di fessi, rinco******** da una propaganda insistente agevolata da un passaparola circolante tra altre migliaia di fessi non meno rinco********, decidono che un'esistenza non è degna d'essere vissuta se non si possiede m**** griffata Rossi;
4 - A questo punto Pappacena (oppure Dam-Kemang-Ankiò) pensa "Guarda 'sti fessi: comprano a prezzi da latrocinio la m**** che fabbrico solo perché il mio committente ha fatto la furbata di strombazzare il suo marchio. Ben pensata, ma io mica porto scritto giocondo!"
5 - Quindi Pappacena (oppure Dam-Kemang-Ankiò) fabbrica di straforo altre migliaia di pezzi di m**** griffati Rossi e, sfruttando insondabili canali distributivi, li mette in vendita su spiagge e piazze a un prezzo adeguato all'effettivo, infimo, costo di produzione, un prezzo comunque remunerativo ed esentasse.
6 - In questo modo anche i fessi pezzenti che sbavano per la m**** griffata - ma non potrebbero mai permettersi di comperarla in boutique - riescono a ostentare la stessa m**** acquistata a un prezzo basso ma equo, ovviamente sorvolando su come se la sono procurata .
Morale: la m**** che i fessi pezzenti comprano dai vu' cumpra' è la stessa che i fessi abbienti comprano nelle boutiques, solo che costa assai meno, quindi i fessi pezzenti - senza saperlo - sono un po' meno fessi; motivo per cui, gente, se proprio non ce la fate a resitere, comprate dai vu' cumprà': la m**** è sempre la medesima ma, così facendo, risparmiate, fate un'opera di bene e lo mettete nel c*** ai vari signori Rossi che speculano sulla vostra stupidità e ai comercianti che protestano contro i vu' cumpra' (E te pareva! La maggioranza dei commercianti sa solo protestare ed evadere le tasse).
Fine della lezione.

Lo dice anche Saramago

Secondo alcuni inossidabili liberisti non vi sono più ingiustizie da ripianare o ricchezze da distribuire.
D'accordo, le utopie veterosocialiste di chi avrebbe voluto dare “tutto a tutti dalla culla alla bara”, si sono dimostrate inattuabili o deleterie.
Purtroppo però il pensiero dominante oggigiorno nel nostro paese sembra essere: “siccome non si può dare tutto a tutti, diamo tutto a pochi (i soliti)”, pensiero le cui conseguenze giudico a dir poco rovinose.
Per questo auspico che sull'orizzonte politico appaiano dei veri riformisti (ammesso che ciò sia possibile, visto che tutti blaterano di riforme ma, o non le fanno, o - se le fanno - "pèzo él tacòn del buso" come diciamo dalle nostre parti).
In altri termini, come Saramago penso che “La democrazia come la conosciamo è un sistema vigilato: il potere reale sono le banche e le grandi imprese. I governi, anche quelli di sinistra, sono soltanto i commissari politici del potere reale.” (Dal “Corriere della Sera” del 060504, pag. 37).
Ritengo quindi giusto che un contropotere sensatamente ma autenticamente riformista possa e debba correggere questo stato di cose.
Precisazione: non affermo “lo dice Saramago, epperò è Vangelo”, affermo solo che Saramago, con stringatezza e semplicità superiori alle mie, sostiene tesi da me condivise.

Liberali d'antan

Sempre più politicanti (tranne alcuni patetici veterocomunisti) non perdono occasione per dichiararsi liberali, sicché, a dichiararsi liberale, si rischia di suscitare l’immancabile commento “e vabbé, capirai la novità”.
Per questo, quando ripenso ai "pochi ma buoni" liberali d'un tempo - come i vari Malagodi, Bozzi, Merzagora, Martino (padre), La Malfa (padre), eccetera - non posso non ricordarli con un'ammirazione profonda ancorché temperata dal mio ritenere portatrice di guai la troppa e troppo diffusa ammirazione verso un politico, che in fondo è sempre un uomo come me, anche lui con i suoi difetti.
Oggigiorno il posto dei summenzionati galantuomini è stato in larga parte usurpato da sedicenti “liberali” i quali considerano “comunista” chiunque non sviolini il loro beneamato "Capataz".
Mi consolo pensando che in fondo è democrazia anche questa: è democrazia che tutti possano esprimere la propria opinione, ivi compresi faziosi e mentecatti, ribaldi e sicofanti.

mercoledì 20 agosto 2008

Quale lingua veneta?

Da tempo, nella bella regione in cui vivo, fioccano proposte d'introdurre l'insegnamento della "lingua" veneta nelle scuole.
Non essendo il caso di dilungarsi sul ben noto fatto che le scuole (venete e non) avrebbero bisogno d'innovazioni più utili e sensate, la domanda che mi pongo in merito è: di quale "lingua" veneta stiamo parlando?
Infatti qualunque piazzista, qualunque autotrasportatore, qualunque ferroviere operante nella regione può testimoniare che la "lingua" di Cerea è diversa da quella di Forno di Zoldo, che quella di Giazza è diversa da quella di San Michele al Tagliamento, che quella di Foza è diversa da quella di Scardovari, e via dicendo.
Mi permetto altresì di rammentare che, su un'area meno estesa di Los Angeles, insistono il capoluogo della regione e quattro capoluoghi di provincia (Padova, Treviso, Vicenza e Rovigo), in cui si parlano "lingue" venete diverse per cadenza, lessico, grammatica, sintassi.
Allora come la mettiamo?
A questo punto azzardo io una proposta.
Prima d'introdurre nelle scuole lo studio della "lingua" veneta, si potrebbe ordinare ai futuri titolari della relativa cattedra (per inciso: chi dovrebbero essere questi docenti e in base a quali titoli verrebbero selezionati?) a "sciacquare i panni in Brenta" - anche se inquinato da Cr esavalente - visto che il Piave è visto di malocchio, in quanto fiume sacro alla patria centralista .
Scherzi a parte, la mia opinione è che le proposte di cui trattasi siano frutto di superficialità e/o d'ignoranza, termine da intendere non in senso ingiurioso ma nel senso letterale di "non adeguata conoscenza".

martedì 19 agosto 2008

Citazione di Asor Rosa

...Berlusconi invece non è che il prodotto finale e consequenziale di una lunga decadenza, quella del sistema liberaldemocratico, cui nessuno per trent'anni ha saputo offrire uno sbocco politico-istituzionale in positivo: è il figlio naturale del craxismo; è il figlio naturale dell'affarismo democristiano ultima stagione (ben altri titoli d'onore si possono inscrivere nel blasone storico della Dc); è il figlio naturale dell'incapacità dimostrata nella politica in questo paese di rappresentare gli «interessi generali» e non quelli, inevitabilmente affaristici, anche quando non personalmente lucrativi, di piccoli gruppi autoreferenziali, che pensano solo a se stessi.
Berlusconi, dunque, prima che essere fattore di corruzione, nasce da una lunga, insistita, fortunata pratica della corruzione: rappresenta fedelmente la decadenza crescente del pianeta Italia; per forza di cose non sa che governare attraverso la corruzione: la diffonde spontaneamente intorno a sé; crea un vergognoso sistema giuridico per difendersi quando sia stato colto in passato con le mani nel sacco e per continuare a farlo impunemente; modella l'Italia secondo il suo sistema di valori e, man mano che l'Italia degrada, ne viene alimentato.
Precisazione: il grassetto ce l'ho messo io.