martedì 26 agosto 2008

Ricordando Lama

Ricordo bene quando la buonanima di Lama fu spernacchiato per avere accennato al “salario come variabile indipendente”.
Nessun dubbio, una corbelleria epocale; peccato che, secondo gli “economisti” liberisti, il profitto sia, lui sì, variabile indipendente... e hanno ragione.
Infatti, in base a questa logica, oggigiorno, si arriva conseguenze perverse.
Tanto per dire, parecchio tempo fa lessi sulle pagine economiche del “Corriere” che molti “top managers” di imprese private arrivano a guadagnare mille (mille!!!) volte lo stipendio medio (medio non minimo!!!) dei loro dipendenti, senza che simili prebende abbiano alcun rapporto col rendimento di chi le percepisce.
Sissignore, quei vampiri s’intrufolano (si può immaginare grazie a quali protezioni) nei gangli vitali delle loro aziende e fissano da sé i loro stipendi (stipendi si badi, non utili d’impresa!), in barba a qualsiasi norma di buona amministrazione, frodando azionisti, collaboratori, clienti, fornitori, Stato eccetera.
Un po’ come accade per la CASTA ma in misura forse più scandalosa perché l'impresa privata dovrebbe funzionare in base a rigorosi criteri d'economia aziendale, mentre i politicanti... sono politicanti.
E qualcuno sostiene apoditticamente che “privato è bello”...
La morale della favola, poi, è ancor più squallida: quando le cose vanno male i dirigenti restano e i pesci piccoli rischiano.
Ma... c’è un ma: i liberisti obiettano “E con la Cina, e con l’India, come la mettiamo? Laggiù il liberismo porta benessere”.
A parte il fatto che non è tutt’oro quel che luccica, il liberismo porta anche abnormi bolle di danaro virtuale che, per il momento, esplodono qua e là a macchia di leopardo. Prima o poi però scatterà, temo, l’effetto domino: le bolle esploderanno in sequenza e la crisi del ‘29, a paragone, sembrerà una burletta, e forse già ci siamo.
Tuttavia, assieme a effetti terribili, questo evento potrà avere un risvolto positivo: molti si accorgeranno che il liberismo non era, come pensavano, il fine ultimo, il punto d’arrivo, la SOLUZIONE FINALE (come molti altri pensavano del nazismo e del comunismo), ma solo uno dei tanti fenomeni della Storia, prima apportatori di promesse fasulle e poi di catastrofi sconvolgenti, quella Storia di cui, col trionfo del mercato, qualche trombone di successo pensò esser giunta la fine.

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