martedì 26 agosto 2008

Pena di morte? No grazie, però...

Premetto di essere contro la pena capitale e anche del carcere a vita; a mio avviso trent’anni di galera bastano e avanzano, ad alcune condizioni:
• Per i delitti più gravi (penso a quelli connessi alla pedofilia, al genocidio e ai motivi futili e abbietti) va previsto l’uso di “speciali” strutture penali (battutaccia esplicativa: Il Ministro Guardasigilli non potrebbe farsi affittare da Putin - noto esperto in materia - gli stabilimenti della Kolyma?)
Se galera ha da essere, galera sia, cioè niente sconti; tutt'al più, ove ne ricorrano le condizioni, la revisione del processo (anche se, con la farraginosa legislazione nazionale, tutti ne usufruirebbero). Dopo aver scontato non meno di metà della pena, e sempre ove ne ricorrano le condizioni, il detenuto può passare a un carcere “normale”.
• Certe forme di esagerato garantismo, sempre per i delitti più odiosi, devono essere almeno temporaneamente sospese (senza retroattività, s'intende).
• Il recupero del carcerato va perseguito solo se il carcerato lo merita, altrimenti (mi si passi il termine) si fotta!
• Nelle summenzionate strutture "speciali" il vitto dev'essere somministrato in base al minimo vitale calorico, senza integrazioni di sorta, neppure a pagamento.
• Il detenuto deve lavorare per pagare il proprio (magro) sostentamento.
• La legge dovrebbe essere uguale per tutti. (Notare il condizionale!!!)
Ciò premesso comprendo quanti, di fronte a delitti particolarmente odiosi, si lascino sedurre dal desiderio di vendetta e, qualora fossi in America e fossi certo che il condannato a morte lo è stato “al di là d'ogni ragionevole dubbio”, difficilmente scenderei in piazza per difendere il suo diritto a sopravvivere (non a vivere), che pure personalmente riconosco: per certe canaglie non vale la pena di rischiare una spazzolata da parte degli sbirri antisommossa.

Nessun commento: