giovedì 25 ottobre 2007

Un parere sull'America d'oggi

Non sono mai stato negli States, né m'interessa andarvi in quanto ritengo che qualche migliaio di chilometri quadrati della nostra vecchia Europa sia più interessante di tutti gli States.
Orbene, senza l'intenzione d'offendere chicchessia e fatta eccezione per le bellezze naturali più qualche isola felice coincidente con alcune aree metropolitane, ritengo gli States un'accozzaglia di posti squallidi, abitati da un sacco di gente squallida, obesa, armata fino ai denti, ignorante, nevrotica e frustrata, che conduce una vita squallida, mangia cibi immangiabili e s'illude di vivere nel migliore dei mondi. Altro che "American dream", oggigiorno mi parrebbe più sensato parlare di "American nightmare"!
Nossignori, come patriota europeo lasciatemi preferire il vecchio continente, una terra con tutti i suoi problemi e i suoi difetti ma ancora largamente a misura d'uomo.
Se mi si chiedesse cosa salverei dell'America risponderei senz'altro il cinema e altre forme di "fiction": in questo l'America è tuttora insuperabile però si tenga presente (cito a casaccio) che Ford era d'origine irlandese, Wilder viennese, Lang tedesco; Spielberg è ebreo e Scorsese italiano (sempre per quanto riguarda l'origine).
A questo punto mi pacerebbe sapere quanti autentici WASP hanno meritato e meritano menzione negli annali del cinema yankee.
Per tacere delle miriadi d'eccezionali attori che Hollywood ha proposto a generazioni di cinefili come il sottoscritto.
Del resto non potrei pensarla diversamente perché è stato proprio grazie alla rappresentazione cinematografica dell'"american way of life" che sono giunto al giudizio sopra esposto. Ma già, potrebbero obiettare i conservatori yankee, i cinematografari di Hollywood sono quasi tutti comunisti come l'illuminato senatore Mac Carthy dimostrò.
A qusto punto qualcuno potrebbe pensare che il mio è il solito antiamericanismo di stampo prettamente sinistroide ma sbaglierebbero perché un giudizio sulla defunta URSS non sarebbe troppo diverso da quello formulato sugli USA (inoltre gli infelici cittadini sovietici, oltre a essere molto al disotto degli americani per quanto riguarda il benessere crassamente materiale, non potevano comprare armi come fossero noccioline sennò il regime sarebbe collassato molto prima... altro che "paradiso del proletariato" con quel che segue).
Il mio, invece, è un antiamericanismo da nazionalista filoeuropeo, è l'antiamericanismo di chi auspica che il suo amato continente si ponga allo stesso livello degli USA senza rinnegare i principi che ispirarono i trattati di Roma.
Ma v'è di più: anche se spera di prendere uno stratosferico granchio e nonostante il presidente Obama, il sottoscritto ritiene che, nel cuore profondo degli States, vadano maturando condizioni favorevoli all'instaurazione d'una dittatura paranazista, motivo di più per consolidare quest'ancor fragile costruzione che si chiama UE.
Coimunque la vada, ritengo pericolosa la presenza d'un unico e tanto invadente polo di potere, anche perché potrebbe suscitare il sorgere d'altri poli non meno invadenti e i segni ci sono già tutti.
Per questo ritengo un autentico tradimento della causa europea difendere acriticamente gli States e ritenere il filoamericanismo dogma inviolabile.
L'obbligo di parlar bene dell'America non è ancora legge dello stato, grazie a Dio!

Nessun commento: