sabato 3 maggio 2008

A proposito del Ponte di Messina

La follia della più lunga campata del mondo non basta (oltretutto in zona soggetta a rilevanti dislocamenti tettonici e a forte ventosità); su una tale campata vorrebbero farci passare anche i treni!
Evidentemente qualcuno finge d'ignorare che un ponte sospeso non si presta al traffico ferroviario e ne spiego il motivo sulla base d'una semplice esperienza personale.
Alcuni anni fa, a Colonia, ebbi occasione di percorrere a piedi un modesto ponte sospeso stradale che scavalca il Reno congiungendo la città al sobborgo di Poll e osservai come bastasse il transito di veicoli anche leggeri a rendere fisicamente percepibile la cosiddetta "freccia".
Orbene: le vie ferrate funzionano solo se poggiano su strutture sufficientemente "rigide": in altri termini non tollerano "frecce" troppo accentuate in quanto comportano rischio di deragliamento (s'immagini un deragliamento sul Ponte!) e, non per nulla, i grandi ponti sospesi accolgono solo traffico su gomma.
Figuriamoci se i treni - magari due convogli che s'incrociano - potrebbero transitare su una campata d'oltre 3 km senza rischi ben oltre la soglia del ragionevole!
A questo punto - ammesso per assurdo che il Ponte si costruisse come da progetto - delle due l'una: o le vie ferrate rimarrebbero inutilizzate o i treni potrebbero transitare a passo d'uomo. Morale: si sarebbe spesa una marea di quattrini e le ferrovie non trarrebbero dal Ponte alcun beneficio.
Quanto al traffico stradale non mi pronuncio ma mi sia consentito ritenere che il grosso problema non è traversare lo Stretto ma arrivarci, viste le condizioni della SA-RC.
Ritengo peraltro che l'ipotesi più attendibile sia l'ipotesi C: il Ponte è una chimera (volutamente evito termini più appropriati) e chiunque abbia un minimo di buon senso capisce che non sarà mai costruito perché - anche se l'Italia diventasse d'incanto il Giappone, la Germania o gli USA - un' infrastruttura simile a quella proposta è e rimarrebbe un'insensatezza.
Il guaio è che su questa chimera ha lucrato, lucra e lucrerà un sacco di gente, ma questa è un'altra storia.

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