mercoledì 21 maggio 2008

Vincitori e vinti

"Vincitori e vinti" è un vigoroso film di Stanley Kramer uscito nel 1961, la cui visione è raccomandabile a tutti.
Notizie in materia sono reperibili su Mymovies.it, comunque il film è riproposto con una certa frequenza, peccato che - essendo in b/n - la programmazione a ore decenti sia da escludere.
La pellicola tratta il tema d'un processo immaginario celebrato a Norimberga contro imputati meno "eccellenti" rispetto al processo - per così dire - storico celebrato contro altissimi gerarchi nazisti.
Presidente del tribunale è il giudice americano Dan Haywood (interpretato da Spencer Tracy), mentre uno degli imputati è il giudice tedesco Ernst Janning (interpretato da Burt Lancaster) accusato d'avere emesso sentenze a dir poco "addomesticate".
Janning viene condannato e, a processo concluso, chiede e ottiene un colloquio con Haywood.
Ritengo utile riportare il testo di tale colloquio che si svolge nella cella di Janning.
Haywood - Lei voleva parlarmi?
Janning - C'è qualcosa che vorrei darle: un diario dei miei processi. Vorrei darlo a qualcuno di cui possa fidarmi e che ho imparato a conoscere durante il processo.
H. - Grazie, ne avrò la massima cura.
J. - So quali pressioni sono state fatte su di lei. Lei sarà criticato a non finire, la sua sentenza sarà impopolare ma, se questo può interessarle, lei ha il rispetto di almeno uno degli uomini che ha condannato. In nome di ciò che v'è di giusto al mondo, il suo verdetto è stato giusto.
H. - Grazie. Ciò che lei ha detto in tribunale doveva esser detto.
J. - Giudice Haywood, il motivo per cui le ho chiesto di venire... Tutta quella gente... Milioni di persone... Io non pensavo che si giungesse a tanto. Lei deve credermi, lei deve credermi!
H. - Lei doveva capirlo la prima volta in cui condannò a morte un uomo pur sapendolo innocente.
Mi sia consentito rammentare questo colloquio perché ne ritengo attuale il significato, particolarmente in un periodo storico e in una nazione in cui, da parte di numerosi politicanti, si tenta continuamente di mettere in discussione non solo i giudici in quanto persone (e pertanto fallibili) ma la stessa autonomia del potere giudiziario.
Alcuni dei summenzionati politicanti, addirittura, negano autorità al potere giudiziario adducendo la bizzarra tesi che, non essendo eletti dal popolo, i giudici non sono rappresentativi.
Bella cultura giuridica, nulla da dire, in un paese "culla del diritto"!
A mio avviso dovrebbe essere messa in discussione proprio la rappresentatività di chi - anche se eletto dal popolo - dice simili idiozie.
Infatti non è difficile prevedere quanto devastanti sarebbero le conseguenze se dovesse prevalere la tesi che vorrebbe il potere giudiziario subalterno rispetto a quello politico.
Concludo con un'osservazione più terra-terra: i giudici sono pagati con i soldi di tutti i cittadini e la maggioranza dei cittadini vuole la legge uguale per tutti: di conseguenza, se non vado errato, il signor Guardasigilli dovrebbe limitarsi al ruolo di "notaro" e di tramite imparziale tra potere politico e potere giudiziario.

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