domenica 3 febbraio 2008

Il debito pubblico


Ricorrendo alla vecchia carta millimetrata ho recentemente elaborato - sulla base di dati dedotti dal "Corriere della Sera" - un grafico rispecchiante l'andamento del debito pubblico in percentuale sul PIL, a partire dal 1965.
Il risultato m'è sembrato molto significativo e conferma un’impressione che ebbi già all’inizio degli oramai remoti anni ‘80, e cioè che il “sistema di potere” (chiamiamolo così, tanto per semplificare, senza riferimenti specifici a chicchessia) dell'epoca sia stato colto da una sorta di delirio d’onnipotenza e abbia perso la tramontana - facendola altresì perdere a una percentuale non trascurabile di cittadini - nonché il controllo dei conti pubblici, i quali, negli ancor più remoti anni ’70 (anni di piombo, d'inflazione a due cifre, ma con tassi di sviluppo attorno al 7 %), erano stati tenuti in qualche modo a bada a suon di maxi e mini “stangate”, “aggiustamenti”, “una tantum”, e via dicendo: tutte cose che ben ricordo.
Adesso i nodi sono venuti al pettine e, ancorché qualche raro esponente del "sistema di potere" cerchi faticosamente di recuperare il ben dell'intelletto nel generale marasma, la maggioranza dei cittadini brancola sempre più nel buio temendo, a ragione, di precipitare nell’abisso.

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